UN SABATO italiano a forti tinte renziane. Il premier scrive diversi capitoli del suo romanzo politico. E lo fa come meglio gli riesce: sintesi estrema e titoli a volontà. Dall’Europa al lavoro; dal partito alle amministrative; dalla sfiducia presentata al governo al ruolo dell’Italia nella lotta al terrorismo; dalle riforme al referendum; dalle Olimpiadi ai «gufi». Magari qualche particolare in più non avrebbe guastato, ma tant’è.

LA NARRAZIONE (color pastello con venature di forte ottimismo) parte dall’amatissima Firenze. «Mi emoziona pensare – scandisce – che, mentre in tante parti del mondo si pensa a blindarsi, l’Italia possa vivere il 2016 inaugurando teatri, biblioteche, asili, scuole. Perché, alla fine, solo la bellezza salverà il mondo». Sospiri elegiaci scaturiti da due ‘accadimenti’ precisi: l’inaugurazione della Variante di Valico sulla Firenze-Bologna (Renzi lavorò moltissimo su questo progetto quand’era presidente della Provincia e vicino Bologna vive la sorella) e il ritorno in vita, dopo vent’anni di chiusura, del Niccolini, storico teatro del capoluogo toscano a due passi dal Duomo. Ma è sul campo di gioco più difficile, quello europeo, che Renzi va in attacco. E quindi, se «l’Italia non va in Europa a battere i pugni sul tavolo», di sicuro «chiede rispetto» e «regole eguali per tutti» su temi come la politica energetica o gli aiuti di Stato.

PER IL NOSTRO presidente del Consiglio, con tutti i problemi che ha l’Europa – dalle inquietanti ombre populiste in Francia ai migranti alle tensioni per le nuovi leggi polacche –, «davvero pensiamo che il problema sia lo 0,1% di flessibilità? Via, non scherziamo, amici». Né mancano i protagonisti fissi del romanzo di Palazzo Chigi: i tanto detestati gufi nonché l’informazione: «Se i media dedicassero ai risultati ottenuti dal governo anche solo la metà dello spazio che impiegano per analizzare sociologicamente l’utilizzo dei gufi nella mia comunicazione, sarebbe fantastico!». Una battuta che serve a sottolineare il punto che più gli preme, il lavoro: «La disoccupazione continua a scendere. Quando siamo arrivati al governo era al 13,2%. Adesso ci assestiamo all’11,3. Un progresso frutto del Jobs Act che pure era stato tanto criticato». E ancora: «In questa settimana annunceremo anche un paio di progetti di grande importanza che alcuni player economici globali hanno intenzione di realizzare in Italia». Ossia: siamo affidabili e quindi si ritorna a investire. Sul piano più strettamente politico, il primo inquilino di Palazzo Chigi è netto: il 19 gennaio, giorno della mozione di sfiducia al governo sulle banche, «mi presenterò personalmente a Montecitorio per illustrare nel dettaglio che cosa abbiamo fatto e cosa intendiamo fare».
Insomma, il ministro Maria Elena Boschi non si tocca e l’azione di governo deve andare avanti. L’altro aspetto, ancor più pregnante, è rappresentato dai referendum sul bicameralismo perfetto: domani «la Camera vota la quarta lettura delle riforme costituzionali. Voto finale ad aprile. Referendum finale a ottobre. Saranno semplicemente gli italiani, e nessun altro, a decidere se il nostro progetto va bene o no». Elemento imprescindibile: a me della politica politicante interessa il giusto perché voglio essere legittimato dai miei concittadini.

MOLTISSIMI anche i titoli di coda. Dalla convocazione della direzione Pd venerdì 22 gennaio (tema: le amministrative. Apertura a sinistra in vista?) all’Italia che «farà la sua parte sullo scacchiere internazionale», ai decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione al viaggio a Losanna per sostenere la candidatura della Capitale alle Olimpiadi del 2024, alla cultura. Non manca niente. A parte le unioni civili e il reato di immigrazione clandestina…