Un libro da leggere

GUARDATELE BENE, quelle facce giovani. Guardateli bene, quei volti truci. Guardateli con attenzione, quei muri crollati. Guardateli con tenerezza quei bambini, quelle donne, quegli uomini ai bordi delle strade. E, più che altro, guardate bene quei patrioti che liberarono l’Italia dal nazismo e dal fascismo. Le foto, si sa, hanno un potere evocativo spesso più […]

GUARDATELE BENE, quelle facce giovani. Guardateli bene, quei volti truci. Guardateli con attenzione, quei muri crollati. Guardateli con tenerezza quei bambini, quelle donne, quegli uomini ai bordi delle strade. E, più che altro, guardate bene quei patrioti che liberarono l’Italia dal nazismo e dal fascismo. Le foto, si sa, hanno un potere evocativo spesso più utile e forte di cento saggi. Il sorriso gioioso dopo vent’anni di buio. Il viso sfinito dello sconfitto. Il ragazzo magro. Gli alleati. Insomma, un’umanità felice e dolente che si fonde, senza distinzioni: tutti comprimari, tutti protagonisti.

L’OCCASIONE per sperimentare queste emozioni ci viene data da un volume (a 9,90 euro) per un mese in edicola allegato ai nostri giornali. Stiamo parlando di “La Liberazione nelle grandi città” di Bruno Maida, docente nell’ateneo torinese. Le pagine dello studioso sono di certo spessore scientifico senza appesantimenti accademici. Il che non è poco in un paese come il nostro schiacciato tra una divulgazione becera che va avanti a colpi di presunti scoop e un’isterica ricerca per soli specialisti.

OVVIAMENTE, il saggio di Maida permette al lettore di capire l’epopea resistenziale anche attraverso testi secchi ed essenziali capaci di pennellare un quadro quasi esaustivo del ‘contesto’. Le 141 pagine si compongono di otto capitoli dedicati ad altrettante città: Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Genova, Torino, Milano e Venezia. Impossibile elencare tutti i temi trattati. Di sicuro, si prova una qual certa trepidazione – per usare un’espressione antica – quando leggiamo di una Napoli (col Vesuvio in sottofondo che erutta) cacciare gli aguzzini. O di una Roma apparentemente sonnolenta oggetto delle più truci vendette (si veda il caso del rastrellamento del popolare quartiere del Quadraro o delle Fosse Ardeatine). E, ancora, il leggendario 11 agosto 1944. I partigiani fiorentini che costringono alla ritirata i tedeschi e stanano i franchi tiratori repubblichini appostati sui tetti per sparare a qualunque cosa si muovesse, donne e bambini compresi. Ancora: la liberazione di Bologna sotto il coordinamento di una delle più luminose figure della storia partigiana, il livornese Ilio Barontini. O le eroiche armate polacche che, per prime, arrivarono sotto le due Torri. E infine il Nord: Torino, Milano (con le immortali figure dei socialisti Sandro Pertini e Riccardo Lombardi), Venezia. Tempi lontani ormai. Che però, grazie a Maida, riusciamo a non dimenticare. Per evitare i classici mostri. Che, a volte, ritornano.

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