«EMMA, ti abbraccio». Marco Taradash, storico esponente radicale, poi passato nelle file berlusconiane e ora approdato all’Ncd di Angelino Alfano, non nasconde la sua emozione. Ma nemmeno il suo ottimismo: «Avete visto come ha detto che continuerà a far politica?».
Il solito vitalismo radicale.
«Vitalismo? No, è restrittivo».
E allora come lo chiama?
«Vitalità».
Perché?
«Perché finalizzata a uno scopo politico».
C’è chi accusa la galassia radicale di narcisismo.
«Accusa ingiusta. Nessuna prova di forza narcisistica. Si occupano gli spazi violando le regole dell’abitudine».
I radicali fanno politica a Ferragosto e Capodanno.
«Non a caso».
Si spieghi.
«Fanno informazione per arrivare a chi, nei giorni ‘normali’, è inarrivabile».
I radicali fumano.
«E mica è una regola. Io fumo il sigaro. Marco ne fuma tanti e li aspira. Tanti non fumano».
Ci tenete poco alla salute.
«No, il discorso è ben diverso».
Ossia?
«Se non lo fumassi, avrei guai maggiori».
Ma perché fumare se fa male?
«Ridagli. Partiamo dal principio di responsabilità. E di libertà».
Di farsi male. Meglio qualche restrizione.
«Questa è buona. Ma per piacere. Guardiamo agli Stati Uniti. Il proibizionismo fece più morti dell’alcool».
Antiproibizionisti senza se e senza ma.
«E vorrei vedere il contrario».
Apodittico.
«No. Realista. Pannella su questo punto è sempre stato molto chiaro: il carcere non serve a nulla – e mi riferisco alle droghe. Serve la riduzione del danno. Meglio legalizzare».
Oggi il salutismo la fa da padrone.
«Atteggiamento carico di moralismo. Fastidioso».
Meglio farsi del male?
«Veramente non ho mai visto un ‘monito’ tipo ‘i radicali nuocciono alla salute’».
I radicali non vogliono imposizioni.
«Non perché sono bastian contrari».
E perché?
«Perché il rimedio è, frase abusata, ma chiara, peggiore del male».
Radicali come stile di vita.
«Se si riferisce alla nonviolenza sì».
Però siete sparsi dappertutto.
«Vero, ma in fondo rimaniamo radicali».
Scusi, lei è iscritto al Nuovo centrodestra…
«Ho anche sempre avuto la tessera del partito transnazionale».
Potevate essere il primo partito.
«Io sono lontano dai radicali italiani da metà anni Novanta. Non ho il diritto di parlare a nome loro. Diciamo che Pannella ha privilegiato l’azione politica alla conquista del potere».
E va nelle carceri a brindare anche a fine anno.
«Lo volete capire che ogni atto privato dei radicali è un atto politico?».
Sembra una caratteristica antropologica.
«Bravo. È proprio così».