Sostiene Violante

«IL CODICE penale è diventato il codice deontologico della classe dirigente». Oppure: «Troppo spesso si rilanciano processi usando nomi illustri». Ancora: «Si sta affermando l’abuso di motivazione. Richiamare l’attenzione dei media è pratica costante». Luciano Violante, già magistrato e poi uomo politico di primissimo piano della sinistra comunista e post comunista non la manda a […]

«IL CODICE penale è diventato il codice deontologico della classe dirigente». Oppure: «Troppo spesso si rilanciano processi usando nomi illustri». Ancora: «Si sta affermando l’abuso di motivazione. Richiamare l’attenzione dei media è pratica costante». Luciano Violante, già magistrato e poi uomo politico di primissimo piano della sinistra comunista e post comunista non la manda a dire.

Riforma delle modalità delle intercettazioni del governo Renzi: tutto bene?

«Non è un problema di norme, ma una questione etica. È la deontologia del giornalista e del magistrato che deve prevalere».

La solita etica professionale.

«L’etica è alla base della reputazione di un professionista, magistrato o giornalista».

Insomma, un invito alla buona volontà.

«Una volta pubblicavate i nomi delle donne violentate. E ora, anche in assenza di leggi, non lo fate più. Una volta si vedevano i bambini in foto: dopo la Carta di Treviso, che non è legge, i visi vengono oscurati».

Ma il protagonismo dei magistrati no, eh?

«In molti casi i mezzi di comunicazione creano carriere parallele per quei magistrati che frequentano i media più dei tribunali».

Intercettazioni da distruggere. Ma quando lo si fa, come per Giorgio Napolitano e la cosiddetta trattativa Stato-mafia, scoppia un putiferio.

«Se un’inchiesta langue il famoso personaggio la rilancia alla grande. È evidente che ascoltare il capo dello Stato è stato inutile, ma l’eco mediatica di quell’inutile impedimento è stata formidabile».

Politica incapace o pm ‘cattivi’?

«Una politica priva di autonomia è un arbusto rinsecchito. Una politica debole non dà regole e adotta come criterio di valutazione il Codice penale. E quindi basta un avviso di garanzia…».

… per eliminare un avversario.

«E per stravolgerne il significato originario. Serviva a far sapere alla persona che si stava indagando su di lui. Ora è quasi una condanna. Facciamo così: l’inquirente lo dica all’indagato. A voce. Non per iscritto».

Non è il massimo, diciamo.

«Se nell’inchiesta di Ischia fosse venuto fuori solo il nome del sindaco non ci sarebbe stato questo can can. E invece basta mettere il politico famoso, anche se non indagato, ed è il caos».

Già, Massimo D’Alema. E Maurizio Lupi?

«Anche lui non ha ricevuto alcuna notifica. Ma deve render conto, appunto, ai cittadini».

Complotto contro il governo Prodi svelato a Porta a Porta.

«Chi ha dato ai giornalisti le chiavette con le intercettazioni su Clemente Mastella ha obbedito a un ordine».

Azione destabilizzante…

«È uno schema squisitamente politico».

Si chiama dossieraggio…

«È l’aspetto oscuro della lotta politica. Un sistema politico forte resiste. Uno debole crolla. Altro capitolo riguarda l’assenza di indagini…».

Presidente, non esageriamo.

«No. È così. Ci si limita a intercettare, senza indagini. E qualcosa può sembrare quel che non è. E poi le accuse crollano in appello… Prima o poi verrà un’interpretazione per cui le intercettazioni da sole non costituiscono prova, come per le confessioni e per i pentiti».

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