Sostiene Sposetti

«NO, abbiate pazienza, ma io all’antipolitica non ci credo». Vabbè senatore Ugo Sposetti, per forza. Vivete bene. «Guardi, io facevo il ferroviere». E allora? «Mi alzavo all’alba, andavo a lavorare. Ho ancora il freddo nelle ossa». Non è un privilegiato? «Se lo ridice, attacco il telefono». Non si arrabbi. Che è successo ieri mattina? «Ho […]

«NO, abbiate pazienza, ma io all’antipolitica non ci credo».

Vabbè senatore Ugo Sposetti, per forza. Vivete bene.

«Guardi, io facevo il ferroviere».

E allora?

«Mi alzavo all’alba, andavo a lavorare. Ho ancora il freddo nelle ossa».

Non è un privilegiato?

«Se lo ridice, attacco il telefono».

Non si arrabbi. Che è successo ieri mattina?

«Ho parlato nell’Aula di Palazzo Madama. Ho preso la parola, cito testuale, ‘sulle prossime decisioni del Consiglio di presidenza del Senato in materia di vitalizi ai senatori condannati’».

Che lei voleva mantenere.

«Ma non per le solite menate sulla Casta o roba del genere».

E perché allora?

«Perché è palesemente ingiusto. La recente sentenza della Corte costituzionale, la 70/ 2015, dice chiaramente che ‘il legislatore non può eludere il limite della ragionevolezza’».

In concreto?

«Abbiamo cambiato le regole per uomini e donne che hanno lavorato con certe regole in atto».

Ora ci dirà: il vitalizio è un diritto acquisito…

«Sì. Un diritto inalienabile che matura con il versamento dei contributi del lavoratore e dell’azienda, un diritto alla sopravvivenza».

Addirittura…

«Ovvio. Pensate a coloro che hanno fatto solo questo lavoro. Hanno una famiglia. Figli, mogli, mariti…».

Com’è buono lei…

«Vuole un altro passaggio?».

Certamente.

«La Corte parla di ‘irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività’».

E che altro non la convince?

«Che si prendano determinati provvedimenti in campagna elettorale».

Lo trova strumentale?

«Quantomeno inappropriato».

I grillini l’hanno insultata.

«Ma no. Ho simpatia per loro».

Loro un po’ meno.

«Nessuno è perfetto».

La sua battaglia contro quella che chiama ‘antipolitica’ non si ferma, insomma.

«Né mai, finché potrò, si fermerà. Lisciare il pelo all’antipolitica è mestiere che non ho mai amato, non amo e spero di non amare mai».

Lei è per il finanziamento pubblico dei partiti.

«Certo. E lo rivendico. La politica ha i suoi costi. E i ricchi che possono permettersi di spendere sono pochi. Inoltre, dobbiamo capire una volte per tutte che cosa vogliamo fare dei partiti. Per questo ho presentato un apposito disegno di legge».

Crede ancora nei partiti?

«Vorrei. Se esistessero…».

Ghidetti Massimo D'Alema sposetti