La copertina in un libro è importante perché biglietto da visita. Se la indovini, vendi di più. Se no, son guai.
E chi scrive, appassionato topo di librerie, per un attimo ha vacillato di fronte a questa raccolta di scritti del sommo Raffaele La Capria. Sì, perché quel cappello bianco richiamava «la Grande Bellezza», il sopravvalutatissimo film di Sorrentino che (scusate) assai poco ci è piaciuto. Specie per quella rappresentazione di Roma: cialtrona, caotica, imbuto di tutti i mali, ladrona e corrotta. Certo, oggi è facile descriverla così. Ma Roma non è affatto brutta, sporca e cattiva, bensì una delle poche città dove non resti mai solo. Comunque, non abbiam resistito e ci siamo accattati l’agile «La bellezza di Roma». Scelta azzeccata. La Capria (a parte il capitolo “Lamento su Roma” pieno di banalità) pennella un quadro godibilissimo, specie in «Un albergo a vita», dove ricorda la vita e i tempi di un napoletano (l’Autore stesso) trasferitosi nel 1950 nella Capitale. E che Capitale. Con protagonisti tipo Francesco Rosi, Peppino Patroni Griffi, Enzo Siciliano, Carlo Emilio Gadda, Geno Pampaloni e molti altri. Con via Veneto e piazza del Popolo. Con viale Mazzini e via Teulada. Con la Roma che in molti rimpiangono. E con la semplice gioia di queste parole: «Amavo molto Moravia perché aveva una dote che gli altri non avevano: si poneva con gli altri in un rapporto paritario. Era uno scrittore che non posava mai ad essere Moravia, famoso come Moravia».
La bellezza di Roma, Mondadori, euro 10