«MAGARI un po’ di senso di colpa… E il terrore del definitivo rafforzamento di Renzi… ci sono tanti elementi in chi vuole ostacolare le riforme costituzionali». Il professor Augusto Barbera, cinque legislature da parlamentare Pci, costituzionalista nell’ateneo bolognese, analizza il capitolo-riforme.
La minoranza Pd urla al golpe.
«Figuriamoci dopo due anni di discussioni e di voti tra le due Camere. La solita solfa del decisionismo».
Un insulto.
«Sicuro? Applicato a Renzi è un complimento».
Le piacciono i decisionisti?
«Mi piacciano le riforme».
Tutti ci hanno provato.
«In pochi ci sono riusciti».
Il grido: è fascismo.
«Tralasciamo il folclore».
Vabbè, andiamo sul concreto.
«C’è chi pensa che il Parlamento sia il luogo che rappresenta la società».
E invece?
«Il Parlamento deve anche esprimere un governo».
In che modo?
«Con un accordo tra i partiti, come nella Prima Repubblica, o sulla base delle scelte del corpo elettorale. A me pare più in linea coi principi democratici questa seconda modalità».
Già, ma coi capilista bloccati decide l’oligarchia dei partiti.
«Invece prima… Ma via! Mai ho visto un capolista non eletto. Era un capocorrente molto legato al territorio. L’essere primo gli permetteva una decisiva visibilità».
Insomma, la solita storia…
«Sempre la solita accusa, campata in aria, di decisionismo. Ricordate Fanfani?».
L’Amintore…
«Ecco, lui. Fu tacciato di decisionismo perché turbava il gioco delle correnti Dc. E fu fatto fuori dai franchi tiratori».
C’era Bettino Craxi…
«‘Colpevole’ di aver messo in pratica il decreto di San Valentino sulla scala mobile. Ora tutti a d’accordo nel dire che allentò l’inflazione».
E Renzi?
«Va sostenuto».
Lei è renziano…
«Non banalizziamo. Dico solo che lavora bene».
Un premier muscoloso.
«Un premier che fa le cose. Dovrebbe avere uno stile diverso, magari meno sprezzante. Importante, però, è la sostanza».
Ormai i suoi oppositori sono ridotti al lumicino.
 «Di sicuro dimostrano un’impotenza politica imbarazzante».
Accusa la minoranza di conservatorismo?
«Sì, in un Paese da sempre conservatore».
E perché?
«Guardate la storia del dopoguerra. Abbiamo avuto, dal 1948 al 1992 un solo sistema. Proporzionale puro».
Ci provò De Gasperi nel 1953…
«Tutti urlarono alla ‘legge truffa’ e il suo governo fu sconfitto».
Qualche motivo per cui tutto è sempre stato bloccato ci sarà.
«Certo. Da una parte la paura del ventennio fascista, dall’altra, dopo il ’47, la diffidenza, a causa del mondo diviso in due blocchi, che Cossiga definì ‘un muro di Berlino invisibile’. Berlusconi, dal canto suo, ha fatto rivivere quei fantasmi».
C’è molta preoccupazione per la riforma del Senato.
«Ditemi un solo Paese che ne ha uno come il nostro».
Perché parlava di senso di colpa della minoranza dem?
«Perché non sono riusciti a fare nulla. E ora, invece, si va avanti».
Prodi si rammarica di non aver fondato un suo partito.
«Non capisco. Ma il Pd non doveva essere il frutto dell’Ulivo? No, stavolta Romano non m’ha convinto».