METTETELA come volete, ma la politica, anche d’estate, offre spunti letterari difficilmente rintracciabili in altre «materie». Esempio: qual è stata la parola più usata degli ultimi anni, diciamo dall’ascesa dell’astro Renzi in poi? Nessun dubbio: rottamazione. E chi rottamava? Il Rottamatore, già sindaco di Firenze e ora presidente del Consiglio. Rottamava così tanto che alla fine si rese conto anche lui di aver esagerato. Ne vietò l’uso prima di tutto a se stesso. Anche perché, Prima o Seconda repubblica che fosse, adesso è tornato di moda il riciclato. O, peggio, il voltagabbana. Tralasciamo quel che è successo alle ultime Regionali (Puglia in primis) dove, addirittura, membri della segreteria di Forza Italia hanno poi appoggiato sindaci democratici. Ma l’ultima è davvero clamorosa. A primavera del 2016 (manca pochissimo, non fatevi ingannare) potrebbe rispuntare un uomo politico che è tutto un programma: Antonio Bassolino. Sì, l’ex sindaco di Napoli ed ex governatore campano sarebbe pronto a correre, col Pd ovviamente, per la poltrona di primo cittadino della città partenopea.

LUI, L’INGRAIANO doc. Lui, il, diciamo, dalemiano di ferro. Lui, il sostenitore di Bersani. Lui, che, nel 2009, parole di Renzi, «in Campania ha fatto un disastro politico e ha fatto male a non dimettersi». Lui che, non molto tempo fa, ha scandito: «Penso che Renzi sia la personalità che più di ogni altra può spostare forze e voti». Lui che, insomma, non porta rancore. E che, narrano le cronache partenopee, è «pronto a rimettersi in pista». Ce la potremmo cavare con un «a volte ritornano». Ma sarebbe troppo facile anche se il clima generale è quello. Paolo Del Debbio non ci pensa nemmeno un attimo a candidarsi come sindaco di Milano, certo. Però, forse non a caso essendo l’uomo assai informato e non solo perché giornalista, un nome ce l’avrebbe: Gabriele Albertini. Mica uno qualunque: fu sindaco dal 1997 al 2006, per due mandati. Lui, che si definiva «l’amministratore di condominio». Lui, che, eletto nelle fila del centrodestra, tentò di smarcarsi dall’etichetta di uomo del Cavaliere e di rimarcare la sua autonomia. Lui, che alle ultime Europee (lista Udc-Ncd) è stato trombato con 11mila e rotte preferenze. Al di là dei singoli esempi, comunque, una morale si trae. Agevole e liscia. Si chiamino Bassolino, De Mita, Albertini, De Luca eccetera un problema è chiaro: che la nostra politica non sa (non vuole?) ricostruire se stessa. Magari provando a riscrivere la sua storia. Formando nuove classi dirigenti. E non solo amministratori. Per la qual cosa, chissà, forse occorrerebbe metter mano ai partiti. Per farli rinascere.