Ricette in camicia rossa

I fichi? A Garibaldi piacevano moltissimo, li mangiava con la buccia. E a questo proposito la comunità di Caprera assistette a una scena comica. Garibaldi, infatti, offrì un fico a un ammiratore che era andato a trovarlo nell’isola e questi, ignaro, sbucciò il frutto e se lo mangiò tessendo lodi sperticate. L’avesse mai fatto. Il […]

I fichi? A Garibaldi piacevano moltissimo, li mangiava con la buccia. E a questo proposito la comunità di Caprera assistette a una scena comica. Garibaldi, infatti, offrì un fico a un ammiratore che era andato a trovarlo nell’isola e questi, ignaro, sbucciò il frutto e se lo mangiò tessendo lodi sperticate. L’avesse mai fatto. Il Generale, con voce ferma e indignata, esclamò: “Avete gettato la parte migliore!”, vale a dire la buccia. L’altro “mortificato – come ci racconta, divertita, la figlia Clelia – si chinò immediatamente, raccattò la buccia tutta intrisa di terra e la ingoiò. Il gesto avvenne così fulmineo che Papà non poté impedirlo”.

Il nostro Eroe non mangiava molto. Durante la spedizione dei Mille si accontentava di un po’ di caciocavallo siciliano e di caffè. Colorava l’acqua di vino rosso, andava matto per il “mate” (che aveva imparato ad apprezzare durante l’esilio sudamericano) e non disdegnava l’orzata preparata con le mandorle di Caprera. I suoi gusti erano nizzardo-genovesi. Bene le trenette al pesto, il pesce in generale e il minestrone alla genovese. Mangiava volentieri le olive in salamoia e sotto sale, i pomodori tagliati a fette con basilico, olio e acciughe, la polenta con olio e formaggio. Garibaldi vietava di mangiare gli uccellini perché, diceva, sono “la poesia e la benedizione della casa”, mentre non disdegnava il “ciurasco”, carne di manzo cotta su brace adente. Bene la frutta, arance in particolare. Ma solo la mattina perché era convinto che nel resto della giornata risultassero pesanti.

Comunque, se volete mangiare come un vero garibaldino non vi resta che andare in libreria e comprare (se lo trovate, se no ordinatelo) un delizioso volumetto uscito pochi anni fa per la labronica Belforte: Garibaldi a tavola realizzato con la collaborazione dell’Accademia della cucina di Livorno. Vi troverete tutte le ricette raccolte da Clelia Gonella, amica carissima di Clelia Garibaldi, figlia del Generale. E scoprirete così com’è buono, a esempio, lo “stoccafisso alla garibaldina”, che non deve essere comprato già “ammollato” e che deve essere accompagnato da una grossa cipolla, mezzo chilo di pomodori maturi, mezz’etto di acciughe salate, disliscate e ben lavate, tanto prezzemolo e aglio tritati, olive in salamoia e olio, sale e pepe quanto basta. Si prepara un battuto di cipolla e si mette sul fuoco con abbondante olio. Quando la cipolla ha preso colore si mette lo stoccafisso e il pomodoro, possibilmente fresco, tritato grossolanamente e si lascia cuocere a fuoco lento. A metà cottura aggiungere le pancette tagliate a pezzetti, un tritato di prezzemolo, aglio e acciughe. Continuare la cottura, deve cuocere in tutto circa tre ore. Mezz’ora prima di portarlo a tavola aggiungete le olive in salamoia. Così, tanto per restare leggeri…

Francesco Ghidetti

Domanda ai lettori: è più storia, enogastronomia o letteratura?

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