E VABBÈ, ma allora è un vizio. Poche ore fa eravamo in metro. Che ormai è la Grande Incognita della giornata. Si fa colazione, si piglia la borsa, si bacia la compagna. Un momento toccante. Lucciconi. Ce la farò? A che fermata si bloccherà? E se percorressi il tunnel a piedi come quelli della paura che facevo da bambino col nonno al Luna Park dell’Eur? E la sicurezza? Buche, soffitti cadenti, topi che scorrazzano tra cumuli «de monnezza», smog. E quei ragazzi un po’ così che celebrano funerali un po’ così? Vabbè, avrà pensato qualcuno. Che volete che sia avere contro centrosinistra, centrodestra, vigili urbani, commercianti, gatti di Torre Argentina, centurioni farlocchi, bancarellai di frusaje (lupini) e olive, tifosi della Roma («core de ’sta cittààààààà, unico grande amoreeeeee»), portieri di appartamento, industriali, giornali, cuochi specializzati in cacio e pepe? Niente. Perché ora c’è «er Giubbileo». Magari porta pure bene. Da lassù t’arriva ’na bbella protezione. E la sfiga (suvvia, inutile negarlo, è sempre in agguato) potrebbe volare via. E invece… papa Francesco l’ha detto chiaro: io non ho invitato nessuno, il mio staff nemmeno. Insomma, aggiungiamo noi, caro Ignazio te sei ’mbucato. E nun se fa. Nun è caruccio, nun è corretto. Dovresti saperlo che le «alte sfere vaticane» non girano a tuo favore. Sei pure pro aborto e per di più cattolico. Con quella mania di infilarti ovunque, di voler partecipare a tutti gli appuntamenti istituzionali. Prova a pensarci un po’. E immagina che sollievo se tu mollassi tutto. Nessuno ce l’avrebbe più con te, porello. Tanti, con un sospiro, ti sorriderebbero. Felici.