MARCO Tarchi, scienziato della politica al Cesare Alfieri di Firenze, la facoltà di Scienze politiche che ha fatto la storia accademica d’Italia, analizza il (dolce eufemismo…) precario stato di salute del centrodestra, diviso su tutto e litigioso come raramente era accaduto nell’ultimo ventennio. Lui, che di populismo se ne intende.
Salvini ‘rompe’ con Berlusconi: tattico sopraffino o stratega raffinato?
«Credo che Salvini si sia accorto che Berlusconi ha ormai concluso il suo ciclo politico e abbia trovato l’occasione adatta per farlo capire a lui e a molti altri. Qualcuno doveva pur gridare che ‘il re è nudo’. Essere stato il primo, in un ambiente paralizzato dal timore di contrariare il vecchio leader, è tatticamente una scelta azzeccata. Strategicamente, c’è da vedere se la Lega saprà attrarre gli elettori dell’ex Pdl senza impantanarsi in accordi con la classe dirigente di quel partito, che non le gioverebbero».
Meloni: dove può arrivare? Conta davvero la tradizione missina di cui si fa tanto vanto?
«La tradizione missina conta pochissimo, perché è stata dissipata dagli eredi. Ed è qui il problema: da ventun anni a questa parte nessuno ha pensato come farla evolvere, rivederla criticamente e modernizzarla senza ricorrere ad abiure alla Fini, che le sono state letali. Giorgia Meloni non mi pare sia all’altezza di questo compito».
Perché il Cavaliere insiste su Bertolaso?
«Probabilmente, perché continua a ritenersi infallibile, sebbene questa non sia che l’ultima (per ora) di molte scelte sbagliate, sia di governo che di opposizione».
Forse a destra la soluzione era Alfio Marchini…
«Può darsi, ma avrebbe dato l’impressione di accodarsi a un carro altrui, e quindi di non essere in grado di sostenere la sfida in prima persona…».