NON VUOLE avere «la pretesa di essere un dizionario», ma soltanto «un catalogo umano». Sta di fatto che l’ultima fatica di Vittorio Feltri con Stefano Lorenzetto (Buoni e cattivi. Le pagelle con il voto ai personaggi conosciuti in 50 anni di giornalismo, Marsilio, 19,50 euro) diverrà un prezioso manualetto, se ne condividano o meno le idee, per affamati di contemporaneità, per coloro che — doverosa citazione futurista — si nutrono di «attualità veloce». Probabilmente in molti tremeranno dato il tipo di penna che ha vergato le biografie apponendo il voto alla fine con un utile distico iniziale che riassume le opere e le gesta del prescelto. E, invece, scopri un Feltri se non buono (impossibile) certamente di manica assai più larga del previsto. O addirittura larghissima. Come nel caso di Piero Fassino, attuale primo cittadino di Torino: date le sue imprese politiche nei Ds (e ora a Torino) quel 3 è francamente eccessivo. Meritava meno, molto meno. Al contrario, quel 7 a Massimo D’Alema è decisamente striminzito. Ma proprio qui sta il divertimento. Nel confrontarsi con i voti e pensare: «Che avrei fatto io?».

L’ASPETTO invece più analitico delle pagine sta nella descrizione del prescelto. Una volta si sarebbero definiti «giudizi irriverenti». In realtà essi son tutti giocati sull’ironia. Pensate: c’è anche una scheda sul figlio Mattia, giornalista pure lui. Scheda con massiccia dose di autoironia che si conclude con un s.v. (senza voto). Forti le frustate a personaggi celebri al cosiddetto grande pubblico. Fabio Fazio? È il «sosia ligure di Bashar El Assad» e «non è mai successo che abbia molestato con domande impertinenti qualche potente». Oppure la presa in giro (affettuosa) di Giuliano Ferrara: «Confesso che certe volte, quando leggo i suoi articoli, arrivato a metà devo tornare indietro perché non ci ho capito un cazzo».

INGENEROSO con la mitica Edwige Fenech («si vedeva a occhio nudo che di televisione non capiva un’acca»), si registra un entusiasmo eccessivo per la Gelmini (fece il ministro, ricordate?). Si sa che quando si discute di voti ognuno ha le sue idee. E Feltri mostra, in questo dizionario (sì, alla fine ci siamo convinti che la categoria letteraria è questa) di averne di molto chiare. Poi, liberi di essere d’accordo o meno. Il bello del gioco — il libro è fortemente ludico — è proprio questo.

PS Si attende la seconda parte quanto prima.