SÌ, NON CI SONO dubbi. Il ‘popolo’ del Family Day può spostare voti. Attenzione, però: chi vede nella gente del Circo Massimo (300mila o due milioni che fossero) un formidabile bacino elettorale per il centrodestra potrebbe sbagliare. Le urne si aprono, l’offerta politica cambia, delusi più o meno sinceri cambiano la ‘ics’ sulla scheda, ma non siamo di fronte a segnali inequivocabili. Così, almeno, la pensano intellettuali di provenienza varia che dei numeri e dell’analisi hanno fatto la loro ragione di vita. «E non crediate nemmeno – afferma il sondaggista Nicola Piepoli – che sabato siano scesi in piazza contro i gay. Bisogna saper leggere bene i numeri. La gente sa benissimo che i gay rappresentano circa l’1 per cento della popolazione. Un cifra molto, molto bassa. La richiesta è di ‘normalità’ come ‘normali’ sono le persone che la fanno. Ossia cattolici sposati in chiesa che, non necessariamente, guardano al centrodestra. Di più: la base del Pd è composta di un 25 per cento di ex democristiani. Non credo si possa dire siano… protestanti. E certo non votano Salvini, Meloni o Berlusconi. Pur avendo partecipato alla manifestazione romana».

ANCHE Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing, non crede all’equazione Circo Massimo uguale centrodestra: «Sì, sono un potenziale bacino elettorale molto forte, ma è necessaria la cautela in attesa di avere numeri più precisi. Si tratta di parrocchiani non necessariamente politicizzati. Sono cattolici che non hanno protestato per le unioni civili in sé, ma piuttosto per rimarcare la loro contrarietà alle coppie gay e alla conseguente possibilità di adottare bambini. Del resto, dalla spallata del 2007 a San Giovanni contro Romano Prodi e i Dico è passato tantissimo tempo, molto è cambiato. I cattolici guardano ai partiti di centro e, in parte, al Pd di marca renziana, de-ideologizzato».
Anche Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica nell’ateneo bolognese, la butta sul pratico: «Si tratta di cattolici contrari alla legge sulle unioni civili che hanno forza e facoltà di manifestare per opporsi. Il loro peso elettorale? Certo, esiste, anche se già di partenza è gente che guarda al centrodestra. Ma pure all’area dell’astensione. Il che, detto fra noi, è anche conseguenza di una legge elettorale che impedisce di scegliere. Fosse un sistema decente con collegi uninominali sarebbe ben altro discorso…».

SULLA POSSIBILITÀ di incidere elettoralmente è invece perplesso Piero Ignazi, ordinario di Politiche comparate a Bologna: «Nel 2007 era una piazza decisamente di centrodestra. Oggi, parlerei più di componenti cattoliche e tradizionaliste. Un tradizionalismo che ha prodotto un irrigidimento fuori tempo. Certo, c’erano elettori delusi dal Pd e, in particolare, da Matteo Renzi. Non dimentichiamoci, del resto, quel che diceva l’attuale premier a proposito dei Dico. Cose diverse pensava. Diversissime…».