ADESSO è un «atto dovuto», sostiene Alessandro Di Battista, attore super protagonista dei Cinque Stelle, a proposito degli indagati del suo movimento. Un po’ come si diceva secoli fa: «Sono sereno, la magistratura faccia il suo corso» (e spesso tintinnavano le manette, ma è un altro paio di maniche). Prima, no. Erano richieste indignate di «dimissioni», urla, pernacchi e fischi. C’è chi – maligno – parla di «doppia morale». Ma c’è poco da fare: per i duri e puri di Beppe Grillo, trasversali acchiappavoti di ex comunisti ex dipietristi ex fascisti, il cielo si fa più scuro. E poi, mannaggia, è cominciata la guerra dei numeri. Una volta li davano loro (nessuna ironia). Sulla tanto amata rete facevano a gara a chi metteva più tavole sinottiche con nomi dei componenti della Casta con relativa condanna o avviso di garanzia.

ORA, invece, i numeri li sparano gli altri. Osserva, gelida, Maria Elena Boschi, ministra delle Riforme del Pd: «Il 21 per cento dei comuni amministrati dal Movimento 5 Stelle ha problemi con la giustizia, ma il loro grido ‘onestà, onestà’ diventa ‘omertà, omertà’ quando riguarda loro». Ancor più drastico Emanuele Fiano, esponente di primo piano del Pd che, forse per la forte visibilità mediatica, si prende sempre molto sul serio: «Hanno vinto in 17 amministrazioni, collezionando espulsioni, guai giudiziari e dimissioni in 13 casi, il 75 per cento del totale, 3 amministrazioni su 4. Nel 50 per cento dei casi in cui hanno vinto, 8 amministrazioni su 17, è finita con le espulsioni di sindaci, assessori o consiglieri». Peraltro, il Pd non è propriamente al di sopra d’ogni sospetto: 102 indagati su 4.700 Comuni amministrati, una percentuale pari al 2 per cento.

E DIRE che i grillini si son sempre vantati della loro schiena dritta. Poco tempo fa i parlamentari pentastellati non la mandavano a dire al ministro dell’Interno Angelino Alfano «indagato per il reato di abuso d’ufficio assieme al suo vice Filippo Bubbico (Pd) dalla Procura di Roma» per il trasferimento di un prefetto. Perentori: «Si dimetta immediatamente». Poi, i casi, per la band, sono diventati un po’ di più: da Quarto in Campania a Bagheria. Nella celebre cittadina siciliana, che ha visto protagonisti letterati, registi e pittori (Dacia Maraini, Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, Giuseppe Tornatore, Andrea Cuffaro, apripista della spedizione dei Mille), il sindaco perse talmente la bussola da urlare un inquietante «ti strappo il cuore» a un consigliere comunale. E poi ancora Federico Pizzarotti di Parma, Filippo Nogarin di Livorno (questione rifiuti); Giorgio Sorial, deputato accusato di vilipendio dalla Procura di Roma.
Il tutto mentre simpatizzanti vip come Roberto Saviano e Andrea Scanzi (brillante penna travagliesca per definizione) cominciano a prendere le distanze. Accusando i ragazzi di Grillo di scarso attaccamento alla maglia. E se gli ultrà s’arrabbiano…