DURA, eh, presidente D’Alema? Evitare una persona. Duellare a distanza. E poi, che scalogna, trovarselo di fronte dall’altra parte dell’Oceano. Non solo: il destino cinico e baro (cfr. Giuseppe Saragat) te lo porta quasi in casa. In casa dell’amico Bill Clinton per una tre giorni della Fondazione dell’ex presidente Usa.

Com’era diverso, vero?, quando il protagonista – fine anni Novanta – era lei. Quando andava dai Grandi (c’era anche Tony Blair nel tuo pantheon che guardava con interesse al neoliberismo) come presidente del Consiglio. Ora, invece, c’è Matteo Renzi. Che aggancia i Clinton in vista della probabile elezione di Hillary alla Casa Bianca. Dev’essere tremendo. Un po’ come quando regalò al giovane premier la maglietta der pupone Totti o dichiarò che vi mandavate sms come due ragazzi.

Poi, a cambiare le cose, l’increscioso episodio di mister Pesc. Glielo aveva promesso? Pare di sì. E, invece, ci mandò un’altra. Ricominciò la guerra. Senza esclusioni di colpi. Ma anche senza che gli italiani se ne accorgessero.