NIENTE DA FARE. Quando, in Italia, si parla di fascismo le divisioni restano. Divisioni forti. Divisioni nel Paese e in Parlamento. E se il Pd riscopre improvvisamente una vocazione antifascista, a Roma la presidente della Camera Laura Boldrini voleva cancellare la scritta «Dux» dall’obelisco al Foro Italico. E ancora: sempre nella Capitale va in scena una fiera del fumetto. Tra gli albi a fumetti ce n’è anche uno (peraltro bruttino) su Mussolini. Arriva un militante di Casapound e non trova di meglio che rovesciarci sopra una bevanda gassata. Pioggia di insulti e ‘rivendicazione’ con video dell’autore del gesto postato su Facebook. La Lega manifesta a Bologna l’8 novembre? Neofascisti alzano le braccia tese davanti al Sacrario dei caduti di piazza Nettuno. Potremmo continuare per pagine e pagine.

MA ENTRIAMO più nel dettaglio. In Commissione giustizia della Camera è stata incardinata giovedì una proposta di legge targata Pd a prima firma Emanuele Fiano. La proposta mira a inserire nel Codice penale l’articolo 293-bis, relativo alla «Propaganda del regime fascista e nazifascista». Invero, la nostra legislazione prevede già di vietare la riorganizzazione del partito fascista. Se ne parla nella Costituzione e ci sono la Legge Scelba del 1952 e quella Mancino del 1993 più diverse sentenze della Cassazione. La proposta di Fiano e degli altri esponenti del partito renziano ha come obiettivo «di delineare una nuova fattispecie che consenta di colpire solo alcune condotte che, individualmente considerate, sfuggono alle normative vigenti». Recita infatti la proposta di legge, composta da un solo articolo: «Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici». Insomma, si punta a punire – si legge nella relazione del servizio studi della Camera – la «propaganda attiva», anche quella fatta di immagini, gadget, oggettistica riferibili a fascismo e nazismo. Dall’altro lato vengono puniti il saluto romano o l’ostentazione pubblica di simboli nazifascisti.

OBIEZIONE (facilissima, prevedibilissima): e i collezionisti di francobolli o di immagini di personaggi storici? Risposta (facilissima, prevedibilissima) del suddetto Fiano: non si vuole in alcun modo «colpire i collezionisti», ma l’idea prende spunto da gente che fa il saluto fascista o da chi vende «bottiglie di vino con, nell’etichetta, l’immagine di Mussolini o Hitler». Il che, prosegue Fiano, non vuol dire che tutto è già stato deciso. In Commissione sarà valutato «il discrimine» affinché scatti l’applicazione della norma penale. A un patto: e cioè che vi sia la certezza che «siamo in una Repubblica antifascista nata dalla Resistenza e il codice penale deve avere questa fattispecie come reato».

CI SAREBBERO da registrare altri fatti e commenti. Per esempio quello di Roberto Fiore, leader di uno delle tante microsigle di estrema destra, Forza Nuova: «Siamo al sesso degli angeli. Noi comunque non utilizziamo il saluto romano». Però «difenderemo sempre a spada tratta chi fa il saluto, lo difenderemo tutta la vita». Anche perché adesso il pericolo vero arriva «dall’Isis, quelli sì che fanno apologia». Ecco.