LEONARDO GORI si toglie il camice. Giornata dura nella farmacia di piazza Nobili a Firenze, nel magico quartiere di Campo di Marte. Tanta gente. Richieste di medicine, consigli, rassicurazioni. Mille domande, altrettante risposte. Anche le sue colleghe ‘di bottega’ sono stanche (ma sempre bellissime e simpaticissime…). «E ora — afferma — parliamo di letteratura». Lo sguardo professionale e severo lascia il posto a un viso sorridente e rilassato.
Gori è uno scrittore, un giallista—ma forse la definizione è riduttiva — ed è, come si dice, «noto al grande pubblico» per i tanti romanzi che ha scritto. L’ultimo, La città d’oro, è un inno d’amore per la sua Firenze. Ma nel cuore dei lettori (accettiamo scommesse…) c’è soprattutto lui: Bruno Arcieri, capitano dei Reali Carabinieri, protagonista di pagine indimenticabili (giudizio di quel maestro della critica letteraria che tanto ci manca e che rispondeva al nome di Giorgio Luti) come Nero di maggio, La finale, Il passaggio, L’angelo del fango, Musica nera.

Ma qual è il ‘laboratorio’ dello scrittore? Come e perché si scrive?

Diamo la parola a Gori. «Mah, non credo che ci siano regole fisse. Diciamo che è molto importante il lavoro mentale, di preparazione. Insomma, bisogna capire che cosa si vuol raccontare e non sempre è facile avere le idee chiare».

Scusi, ma lei quando trova il tempo di scrivere visto che deve tirare avanti una farmacia?
«Non è semplice. Ma il punto non è questo. Non esistono orari. Negli ultimi tempi devo dire che ho riscoperto le albe. La mattina presto, verso le sei, mi metto al computer e creo le mie storie».

Senza regole…
«No, quando hai chiarito il progetto occorre essere costanti e metodici perché bisogna tener fede agli impegni presi. Se no uno diventa uno ‘scrittore della domenica’. Niente di male, ma il mio progetto è un altro».

Insomma, il ‘mattino ha l’oro in bocca’…
«Proprio così. A parte nel finale, quando stai per chiudere. Allora tutti i momenti sono buoni».

Quante stesure per i suoi libri?
«Tantissime. Cambio spesso e volentieri. Anche se, negli ultimi tempi, ho mutato atteggiamento ».

Cioè?
«Prima avevo un’attenzione maniacale alla trama, pulivo e ripulivo. Ora alla lingua. Penso e ripenso alla parola giusta, alla frase adeguata che renda l’atmosfera».

L’accusa: scrivere gialli va troppo di moda.
«In parte è vero.O meglio: era vero. C’è stato un periodo in cui il ‘giallo’ tirava tanto. Chissà, sarà stata la situazione economico-sociale più favorevole, ma in tanti erano saliti sul carro. Ora mi pare che questo equivoco si stia chiarendo».

Nel senso che il giallo non tira più?
«No, nel senso che il giallo è un mezzo per raccontare qualcosa quando si ha da raccontare qualcosa. Io sono nato nel 1957. E mi piace il mistero dal… 1963. Molto Verne e poco Salgari, mi verrebbe da dire. Un amore, dunque, e una ‘scusa’. Se volessi raccontare senza passare per il giallo non avrei problemi a farlo. Ma, per ora, a me piace così».

Gori, lei appartiene alla ‘scuola fiorentina’…
«Non sarei così sicuro che esista questa tanto declamata ‘scuola fiorentina’. Direi che Firenze si presta molto bene all’intrigo perché all’esterno è geometrica, solare, rinascimentale. Ma, se alzi la pietra c’è di tutto. Nel nostro passato troviamo Botticelli, certo. Ma anche i peggiori ed efferati crimini. Se non credo alla scuola fiorentina sono invece convinto che esista, o sia esistita, una scuola bolognese. Mi riferisco a Macchiavelli, a Lucarelli, a Guccini, a Comastri Montanari eccetera»

Chissà quanti giovani si rivolgono a lei per avere consigli…
«Sì, certo. Ma purtroppo il poco tempo che ho a disposizione mi impedisce di seguirli. È un peccato, non lo faccio per superbia. Molti miei colleghi si dedicano alle nuove forze. Encomiabili».

Ma il nostro Arcieri quando torna?
«Si è fatto tardi, devo tornare a casa. Gradisce qualcosa da bere?».

Magari un bicchiere di vino bianco… Squilla il telefono. «Sì? Che dici posso…? Meglio di no? Va bene».

Gori sorride.

Chi era il suo misterioso interlocutore?

Vuoi vedere che il nostro eroe sta tornando?

Sempre misteriosi ’sti giallisti…