«METTIAMOLA così: Sergio Mattarella non alza mai la voce, però mantiene ferme le sue convinzioni, è un conservatore aperto alle innovazioni. Se una cosa non gli va bene, non si mette di traverso ma cerca di temperare». Augusto Barbera (ImagoE), professore emerito di Diritto costituzionale a Bologna, parlamentare del Pci e del Pds per cinque legislature, ministro nell’esecutivo-Ciampi è amico di Mattarella: «Per capirlo basti dire che dà il nome a un sistema elettorale».
Il Mattarellum…
«Che ci riporta al 1993».
Anno terribile.
«E di grandi cambiamenti. Ci furono i referendum. Con Mariotto Segni ci battemmo come leoni».
Contro parecchi malumori.
«Sì, tantissimi. Coi partiti chiusi a riccio di fronte alle novità».
Lui, invece…
«Capì. Accettò i collegi uninominali maggioritari, ma introdusse un 25 per cento di proporzionale. Ci fece infuriare. Ma serviva a renderlo accettabile ai partiti».
E oggi?
«Lo rimpiangiamo. Abbiamo in dirittura d’arrivo un nuovo sistema che di fatto produrrà un’investitura diretta del premier in dialettica con un parlamento sostanzialmente monocamerale».
Roba molto british…
«Come lui. Fa battute senza ridere».
Rigido.
«Rigoroso difensore della Costituzione».
Modello Westminster.
«Infatti. Con una differenza tra Mattarella e Napolitano. Che il primo si troverà un premier legittimato e una maggioranza forte».
Che presidente sarà?
«Non interventista: non dovrà coprire spazi lasciati liberi dalla politica. Anche se il modello inglese di Renzi ha una debolezza. Non ha opposizione, stante com’è ridotto il centrodestra».
Si opporrà all’Italicum.
«No. Il testo della Camera è stato approvato dal Senato nei giorni scorsi. Pur se sono ancora aperte le questioni delle preferenze e dei capilista».
Sulle riforme costituzionali…
«Ancor più impossibile. La fine del Senato è certificata».
E quindi…
«Aggiungo una cosa sulla riforma del Senato. Nel 1983 l’allora professor Mattarella scriveva in una rivista: ‘La obiezione più valida alla proposta di riforma del bicameralismo è di carattere pratico. Non si hanno esempi storici di assemblee parlamentari che scelgono spontaneamente la via della propria soppressione’. Perché avvenuta l’eutanasia del Senato nell’infuocata atmosfera di agosto dovrebbe ora ostacolare il cammino di questa riforma?».
Mai contro, dunque.
«No. Ho detto che difenderà la Carta. E che certo non apprezzerà il ricorso continuo alla decretazione d’urgenza».
Insomma, è un conservatore.
«Non si mette di traverso. Ma media e tempera. L’allora leader della Dc Mino Martinazzoli voleva il collegio uninominale a un turno. Il tandem Elia-Mattarella recepì la novità col Mattarellum. Noi volevamo assieme ai socialisti il doppio turno, ma le nostre improvvide dimissioni dal governo Ciampi favorirono il turno unico. Il che, sia chiaro, favorì Berlusconi».
Perché?
«Perché dopo i risultati del 1994 col doppio turno centro e sinistra alleate avrebbero vinto. Chissà se Berlusconi che ricorda lo sgarbo delle dimissioni di Mattarella contro la legge Mammì ricorda questo involontario favore dello stesso Mattarella… Mi creda: saranno un ottimo tandem».