ANCORA strabuzza gli occhi Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera: «Incredibile. Maria Elena è capace di rispondere in tre minuti al question time sui temi più complicati con sicurezza. E non lo fa leggendo il foglietto scritto dagli uffici della Camera. Ma con quel che ha studiato e imparato in nottata». Il che la dice lunga su chi è veramente Maria Elena Boschi. Altro che la bella («botticelliana») messa lì a fare immagine. Altro che la dolce fanciulla dell’aretino. Altro che chiacchiere, insomma. Macché. Tutti – amici e avversari (no, «compagni» è parola oramai desueta nel Pd renziano…) – concordano. Maria Elena Boschi, potente ministro delle riforme e dei rapporti col Parlamento, trentaquattrenne, è tutt’altro che «l’affascinante ragazza prestata alla politica». Tosta (però non chiamatela «il giaguaro» sennò si arrabbia), ha portato a casa l’Italicum e ha confermato di essere uno dei pilastri di Renzi. Il quale, sia chiaro, si fida in primis di lei e di Luca Lotti. «Attenti – garantisce un intellettuale ben addentro alle segrete cose del giglio magico – : Luca è l’amico di una vita, Maria Elena è la sua guida, la consigliera per eccellenza del Principe». Immagine machiavelliana a parte, di sicuro anche chi non condivide le sue idee non riesce a parlarne male: «E perché mai? – ride Michele Ventura, vicecapogruppo alla Camera nella scorsa legislatura –. Lei collaborò con me per le primarie del 2009 per la scelta del candidato sindaco. Mi colpiva il suo stile. Sempre attenta, capace di capire e imparare. Soprattutto vogliosa di studiare». Già, le primarie del 2009, quando lei e Francesco Bonifazi – altro esponente ascoltatissimo da ‘Matteo’ – si spesero proprio per l’antico colonnello dalemiano (vinse Renzi e la cosa finì lì).

PER CAPIRE la Boschi è impossibile non mettere a fuoco il contesto in cui è cresciuta. Nata a Montevarchi, è di solida famiglia fanfaniana. Lo ha detto anche lei: «Mi sento più vicina ad Amintore che a Berlinguer».
Lo ha detto con la sua voce gentile, pacata, rispettosa. Perché «in lei la forma è sostanza politica. Ho assistito a sue telefonate con Giorgio Napolitano che trasudavano rispetto estremo per le istituzioni», ci dice sempre il nostro costituzionalista anonimo. «Il fatto – afferma un avversario senza se e senza ma, l’aretino di Forza Italia (corrente Fitto) Maurizio Bianconi –, è che è impossibile, data la sua giovanissima età, darle una patente. Non è di destra, non è di sinistra. È boschiana…». Sulle capacità tecniche insiste il professor Stefano Ceccanti: «Tiene sempre sotto controllo la materia. Attorno a lei c’è uno staff di prim’ordine. Non lascia nulla all’improvvisazione». Vabbè, vediamo di trovare qualcuno che ne parli male, allora. Ricerca difficile. Missione impossibile. Tea Albini, deputata dem, dalemiana doc, premette di non essere dalla sua parte, «ma ridurre la sua figura a quella di donna affascinante conta poco. Il dato vero, e io l’ho conosciuta quando facevamo la campagna per Ventura, è che fa di tutto per imparare».
Torniamo al centrodestra. Ecco il suo predecessore, Gaetano Quagliariello di Ncd: «A differenza di altri non sono sorpreso: sin dal passaggio delle consegne ho capito di trovarmi di fronte a una persona con una forte volontà, un’apparente umiltà e una effettiva capacità di approfondimento». Chi la conosce da una vita, perché entrambi avvocati, è il primo cittadino di Prato, Matteo Biffoni: «Inutile dire che anche io non sono sorpreso. So solo che, quando ci siamo conosciuti a Firenze per ragioni di legge e non di politica, mi ha colpito la sua capacità di lavorare. Non solo qualitativamente, ma anche quantitativamente».

E PROPRIO sulla quantità, forse, un prezzo Maria Elena lo sta pagando: col viso stanco, forse un chilo in più: il potere logora fisicamente. Comunque, nulla è lasciato al caso. Nemmeno i tacchi, le mollette, i capelli, i tailleur, quelle gonne un po’ ancién, quei sorrisi ad amici e avversari. Perché è vero che in politica contano i simboli. Ma se incontri chi impasta forma e sostanza delle icone pop te ne fai davvero poco…