LO CONFESSO. Avrei voluto esserci anch’io, laggiù, a Città del Messico. Sì, perché, beati loro, alcuni giornalisti e fotoreporter hanno pouto salutare l’immortale Gabo, al secolo Gabriel García Márquez. Classe 1927, il Nostro ha compiuto il 6 marzo 87 anni. E, per accontentare i suoi infiniti aficionados, è uscito per un attimo di casa. Il premio Nobel per la letteratura 1982, dicono le cronache, vestiva semplicemente. Come sempre. Camicia azzurra, vestito grigio. Il sorriso dolce, ha ascoltato Mañanitas, la popolare canzone messicana che viene suonata per i compleanni.

POI, HA FESTEGGIATO. A modo suo. Senza sfarzi, solo con pochi e fidatissimi amici (come sempre si dovrebbe fare nei compleanni). Gabo vive in Messico dagli anni Sessanta. Inutile che vi scriva la biografia, il percorso politico che lo portò a lottare contro la dittatura di Pinochet o il tentativo di mediare tra la guerriglia delle Farc e il governo della sua patria, la Colombia. E molto altro ancora come la battaglia contro un male terribile che vinse con la costanza della volontà. E allora, per festeggiare lo scrittore e l’uomo, facciamo una cosa semplice semplice. Prendiamo un suo romanzo o una sua “opera non narrativa” e rileggiamola (io comincerò da Notizia di un sequestro). Sarà il modo migliore per fargli gli auguri. Chiunque siate. Ovunque siate.

Buona letteratura a tutti.