Il futuro incerto

«QUIRINALE e Italicum? Tappe fondamentali della traversata nel deserto del sistema politico», dice Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo centrodestra. Un bel nome per il Colle. «Non sarebbe intelligente. Meglio disegnare un profilo». Che sarebbe? «Un europeista critico. L’integrazione europea è processo inevitabile. Oggi più di ieri». In caso contrario? «Ci attenderebbero declino economico e meno […]

«QUIRINALE e Italicum? Tappe fondamentali della traversata nel deserto del sistema politico», dice Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo centrodestra.

Un bel nome per il Colle.

«Non sarebbe intelligente. Meglio disegnare un profilo».

Che sarebbe?

«Un europeista critico. L’integrazione europea è processo inevitabile. Oggi più di ieri».

In caso contrario?

«Ci attenderebbero declino economico e meno sicurezza».

La gente non è tanto contenta del Vecchio Continente.

«Vero. Ora è un po’, diciamo così, inadeguato».

Torniamo al Quirinale.

«Siamo in una transizione di sistema. Nel 2013 morì il vecchio bipolarismo. Napolitano fu rieletto per formare un governo d’emergenza nazionale».

E la traversata come sta andando da quel 2013?

«Bene, grazie a Napolitano e non solo. Ecco perché questa elezione dev’essere un ulteriore passo verso il cambiamento del sistema».

Via, ci dica un nome.

«No, sarebbe un errore tattico anche nei confronti di Renzi».

Perché?

«Perché è lui che deve fare la prima mossa».

L’accusa: una volta cerca Grillo, un’altra Berlusconi.

«Un accordo con i Cinque Stelle non sarebbe un passo avanti. Il Presidente dovrebbe essere espressione di tutto il Pd, dell’area moderata e di Forza Italia».

Forza Italia: il suo leader Angelino Alfano vuole la pace…

«Basta semplificazioni. Non si tratta di ricomporre, bensì di creare una cosa nuova».

La Lega va a gonfie vele.

«Ecco il punto. La Lega autonomista di Bossi era trascinata dai moderati. La Lega ‘forza nazionale’ ed estremista di Salvini vuole trascinare. Non ci siamo».

Però vince.

«Vince come partito, il centrodestra perde. Guardiamo a che cosa è successo in Emilia».

E poi c’è l’Italicum. Pochi giorni ed è fatta, sostiene Renzi.

«Me lo auguro».

Tutto qui?

«No. L’Italicum è una tappa della traversata nel deserto. C’è un patto di maggioranza».

Lo rispetterete?

«Vorrei vedere il contrario».

Nessun malumore?

«No. Ma l’Italicum deve inserirsi in un contesto più ampio. Le istituzioni sono come il corpo umano».

Metafora ardita.

«No, vera. Difficile toccare un braccio senza toccare l’altro».

Perché non provate a mettervi tutti insieme attorno a un tavolo e…

«E lo dice a me? Avevo proposto un comitato parlamentare per tutte le riforme».

Risultato?

«Forza Italia ha fatto saltare tutto».

E quindi?

«È fondamentale non perdere la visione d’assieme. La clausola di salvaguardia non è un capriccio. E questa legge sposta l’asse dalle coalizioni ai partiti. No a alleanze coatte. Servono a vincere. Non a governare».

Ognun per sé…

«Non cadiamo nell’errore opposto. Nessuno aspira a un partito del 3 o del 5 per cento. Pensiamo più in grande nello spirito dell’articolo 49 della Costituzione».

Dolce chimera.

«Che può diventare realtà. Con garanzie precise nella vita interna, per gli iscritti e per eventuali patti federativi».

Ma non avete una lira…

«Giusto abolire i finanziamenti come erano. Ma il problema c’è. Il 2 per mille non ha funzionato. Proviamo qualcosa di diverso. Ad esempio, invece di soldi, ai partiti diamo servizi».