Gay e Pci

RIDE di gusto Franco Grillini, già parlamentare Ds, una vita a sinistra, storico difensore dei diritti dei gay. Trova comica questa Festa dell’Unità che manda nell’etere dialoghi di coppie gay, lesbo ed etero? «No. È un passo in avanti notevole. Rispetto al passato…». I comunisti non hanno mai amato i gay… «Proprio quest’anno festeggiamo i […]

RIDE di gusto Franco Grillini, già parlamentare Ds, una vita a sinistra, storico difensore dei diritti dei gay.

Trova comica questa Festa dell’Unità che manda nell’etere dialoghi di coppie gay, lesbo ed etero?

«No. È un passo in avanti notevole. Rispetto al passato…».

I comunisti non hanno mai amato i gay…

«Proprio quest’anno festeggiamo i 30 anni dell’Arcigay. L’atto ufficiale, formale si ha nel 1985».

Fu uno scandalo…

«Beh, diciamo che ne abbiamo viste di tutti i colori. E ne abbiamo viste di tutti i colori specie nei rapporti coi partiti e le istituzioni».

Il contesto internazionale non vi favoriva.

«Non ci favoriva il contesto italiano. Basti pensare che in Danimarca la legge sul matrimonio viene approvata nel 1989. Poi, sempre in Danimarca, si arriva al matrimonio religioso. Lì la religione è luterana. Ed è religione di Stato. Che decide. In Italia decidono i preti».

Torniamo all’ex Pci-Pds-Ds.

«Ho molti aneddoti da raccontare. Correva l’anno 2002: stilai un progetto di legge sul matrimonio omosessuale. Fui anche il primo firmatario dei famosi Pacs…».

E ottenne un grande applauso dai suoi Ds…

(ride ancora fragorosamente) «Come no! Firmarono 161 parlamentari diesse, praticamente tutti a esclusione dei Cristiano-sociali. Ma ci fu un piccolo problema…».

Progetto bocciato.

«No, non fu messo all’ordine del giorno».

Vabbè, un fatto tecnico.

«Diciamo… in realtà il capogruppo Luciano Violante non lo fece mettere all’ordine del giorno».

Beh, poteva farlo il presidente del gruppo in Commissione giustizia…

«Lo so bene. Ma anche lì dovetti aspettare a lungo. Finché non arrivò Anna Finocchiaro».

Paladina dei diritti dei gay.

«Sì, ma a caro prezzo. Lo fece mettere all’ordine del giorno senza dire nulla al capogruppo Violante. ‘Franco, lo faccio di mia spontanea volontà’, mi disse».

Insomma, vi rifate con la festa bolognese.

«Beh, devo dire che, da questo punto di vista Bologna è sempre stata all’avanguardia».

Fuori l’aneddoto.

«Ho pianto Renato Zangheri pochi giorni fa. Fu lui che, tecnicamente, diede all’Arcigay la sede».

In che senso ‘tecnicamente’?

«Nel senso che la decisione era stata presa da un altro compagno, Renzo Imbeni, nel 1982. Però evitò di discuterne in segreteria perché sapeva che avrebbe creato imbarazzi, resistenze e forse sarebbe addirittura finito in minoranza».

Pasolini è stato vendicato.

«No, mi creda. Pasolini ci detestava. Del resto, era contrario al divorzio e all’aborto. Del resto, pur essendo, assieme a Federico Fellini, il più grande intellettuale del Novecento, continuò a simpatizzare per il Pci. Quel Pci che, nel suo familismo, era quasi più indietro rispetto alla Democrazia cristiana che usava a piene mani la vecchia italica ipocrisia…».

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