E ora?

CHE oggi, come affermano molti commentatori, «finisca il Novecento» è affermazione degna di nota, ma che non aiuta a capire che cosa succederà. Muore un simbolo che, però, a causa di malanni vari, da tempo non esercitava più il vero potere. Inoltre, è mutato profondamente il quadro geopolitico dell’area latinoamericana. Il Venezuela è ormai orfano […]

CHE oggi, come affermano molti commentatori, «finisca il Novecento» è affermazione degna di nota, ma che non aiuta a capire che cosa succederà. Muore un simbolo che, però, a causa di malanni vari, da tempo non esercitava più il vero potere. Inoltre, è mutato profondamente il quadro geopolitico dell’area latinoamericana. Il Venezuela è ormai orfano da tre anni di Hugo Chàvez e il successore Nicolàs Maduro non se la passa tanto bene, incalzato da un’agguerrita opposizione e con un Paese in piena crisi. Stesso discorso per il Brasile, con i leader storici della sinistra nei guai. Guai seri. Ma soprattutto con gli Stati Uniti che, conclusa l’era Obama avranno, il 20 gennaio, Donald Trump alla Casa Bianca.

L’INTERROGATIVO maggiore riguarda il fronte interno. A partire dal 2011 Raul, il fratello-successore, ha effettivamente avviato riforme, specie in campo economico, per evitare il fallimento di Cuba. Ma il problema vero è che L’Avana non è stata in grado di formare, all’interno del Partito egemone e unico, il Partito comunista, un vero ceto dirigente in grado di acchiappare i cambiamenti, primo fra tutti il disgelo con gli Stati Uniti. Si pone insomma il problema della transizione. Qualcuno dovrà assumersi un impegno che vale due: ‘tutelare’ l’eredità della Revolucion e, contemporaneamente, gli interessi del ‘clan Castro’.

SECONDO alcuni si prospetta un futuro all’insegna del basso profilo: ai Castro sarà permesso di usare il ‘marchio’ della Rivoluzione e del cognome, aiutando in contraccambio una transizione assai complicata e soprattutto evitando di mettere in imbarazzo il governo. Potrebbe configurarsi la presa di potere di un’oligarchia dinastica.

Inoltre, non va sottovalutato un altro dato. Raul ha 85 anni, non è giovanissimo, diciamo, e ha più volte dichiarato che, dopo l’avvio del ‘deshielo’ con gli Stati Uniti, fra due anni potrebbe lasciare (e tutto lascia prevedere che sarà così). La morte di Fidel pone dubbi sulla tenuta del sistema del partito unico. Raul ha già nominato il suo numero uno Miguel Diaz-Canel, 56 anni. Sarà il primo leader che non ha fatto parte del movimento rivoluzionario originario di Castro, che rovesciò Batista. Comunque, molto, moltissimo dipenderà dalla politica di Trump. Così come molto dipenderà dalla fine dell’embargo, non ancora avviato in maniera definitiva. I francesi, col presidente François Hollande, hanno chiesto che si scriva la parola «fine» sulle misure punitive verso Cuba.

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