Il suo nome è Leone, Cinzia Leone. Giornalista e autrice, come si dice oggi, di “graphic novel”, ha lavorato dappertutto.  Io me la ricordo come una delle fondatrici del “Male”, settimanale satirico che rivoluzionò molte cose qualche anno fa (qualche…). Iersera mi è giunta notizia che Cinzia – in quel di Santa Margherita Ligure – ha vinto il premio letterario “Margherita Rosa” con Cellophane edito da Bompiani (una corazzata che sempre più mi piace per qualità e quantità della produzione, almeno nell’ambito della letteratura contemporanea).

Prima o poi dirò ai miei venticinque lettori come la penso su questo romanzo. Non facile. E tosto, tostissimo. Però, il fatto che la giuria fosse composta da Carlo Martigli (il presidente), Alessandra Casella, Valentina Fortichiari e Piergiorgio Nicolazzini può farvi stare tranquilli. Insomma: la qualità c’è.

La storia è cruda. Devastante, direi, se non fosse che questa parola la sento un po’ troppo spesso. Diciamo che elementi fondamentali sono lo stile – secco, da Codice civile come sempre dovrebbe essere, alla faccia di quei barocchismi che non ci fanno capire nulla; i luoghi – la Sicilia, teatro immortale di tragedie antiche, moderne e contemporanee pubbliche e private; i riferimenti all’attualità – i rifiuti tossici, tema essenziale per capire quanto male è stato fatto al nostro Sud, care le mie camicie verdi; la protagonista – detective della “spazzatura”, prigioniera di un destino che sembra (sembra…) averla segnata per sempre.

Ma, come minacciato, di più non voglio dirvi. Sappiate solo che Cinzia Leone ha centrato il bersaglio. Anche se la sua freccia fa un po’ male. Ma fare male, a volte, fa bene…

Buona letteratura a tutti.

Francesco Ghidetti