A LUI le correnti piacciono poco. Pochissimo. «Per niente», ride divertito. Lui è Francesco Boccia, deputato di punta del Pd, pugliese doc. Voterà Sì al referendum. «Convinto», afferma. «Anche se avrei preferito l’abolizione di una delle due Camere».
Vince il No: Matteo Renzi deve dimettersi?
«Francamente non capisco questo discorso. Casomai si deve convocare un congresso. Subito. E lì discutere».
Se vince il Sì, invece…
«… bisogna convocare lo stesso il Congresso».
Lei è fissato coi congressi.
«Talmente fissato che vorrei sapere subito la data. Per parlare di sostanza, sinistra, capitalismo, giovani, mondo al tempo digitale».
E sulla legge elettorale? Ci sono margini di cambiamento?
«Certo. Se il Parlamento vuole…».
Così magari accontentate i ragazzi della minoranza…
«No. Messa così la questione mi pare un po’ rozza. Dobbiamo rifarci ai sindaci. E, saggiamente, decidere se il leader ha o meno la facoltà di dividere il premio di maggioranza con la coalizione».
Perché si riferiva al Parlamento?
«Perché se c’è oltre il 60 per cento dei suoi componenti che è d’accordo sul cambio di rotta va bene. Possiamo cambiare e non ci vedo nulla di male».
Sarebbe segno di debolezza.
«Figuriamoci. Mica facciamo machismo politico».
Ancora: fareste un favore alla minoranza Pd.
«No, affatto, trovo poco serio porre aut aut su temi come questi. Parliamo di un referendum. O voti a favore o voti contro».
E il suo 60 per cento di parlamentari esiste?
«A giudicare da come la pensano Forza Italia, Lega e partitini direi di sì. Solo i Cinque Stelle, dopo averlo definito ‘eversivo’, ora difendono, goffamente, l’Italicum».
Alle feste dell’Unità li volete questi banchetti per il No?
«Con franchezza: trovo la questione ridicola. Siamo un partito. Sulla riforma abbiamo investito tantissime energie politiche e culturali. L’impegno per la riforma è stato forte e chiaro. Il Pd è per votare Sì al referendum. Sarebbe davvero bizzarro vedere banchetti in cui, invece, si dice il contrario».
Renzi segretario di partito e capo del governo. Incompatibilità?
«Ci fosse un vicario con regole d’ingaggio precise e capace di distinguere l’azione di partito dal governo andrebbe bene il segretario-premier. E, se penso al futuro, meglio uno sdoppiamento. Ruoli chiari e distinti, ma comunicati insieme al congresso».
Altra accusa: Renzi ha personalizzato troppo il referendum.
«Accusa in parte accolta. All’inizio ha un po’ esagerato, poi ha cambiato strategia».
Tutte queste correnti…
«Servissero a qualcosa… Se nascessero per confrontare idee diverse di sinistra nella società, sarebbero benvenute. Invece servono solo per ammassare truppe senza idee e a volte senza valori. Vorrei confrontarmi su quale Stato di sinistra in questa Europa. Sono stanco dello Stato bistrattato di cui ci si ricorda quando conviene».
Ma chi è di sinistra può iscriversi al Pd?
(ride e tossisce quasi a strozzarsi) «Scherza?! Deve iscriversi».