Di nuovo Catalogna

CI RISIAMO. La temperatura si alza di nuovo. E nessuno può fare previsioni attendibili. La Spagna rischia. In tempi, tra l’altro, di aperta contestazione dell’Unione europea. Infatti, il Parlamento di Barcellona ha sfidato le istituzioni di Madrid e, soprattutto, la Corte costituzionale approvando una mozione che apre il processo di «disconnessione» dalla Spagna. IMMEDIATA la contromossa […]

CI RISIAMO. La temperatura si alza di nuovo. E nessuno può fare previsioni attendibili. La Spagna rischia. In tempi, tra l’altro, di aperta contestazione dell’Unione europea. Infatti, il Parlamento di Barcellona ha sfidato le istituzioni di Madrid e, soprattutto, la Corte costituzionale approvando una mozione che apre il processo di «disconnessione» dalla Spagna.
IMMEDIATA la contromossa madrilena con ricorso alla Corte costituzionale. Circoli e partiti politici molto preoccupati. Il tutto in un quadro di instabilità politica interna ed estera particolarmente grave. Per questo motivo fare previsioni non è affatto facile. Anche per un dato storico: la questione si trascina da tre secoli e un anno. Era infatti il 1715 quando da Madrid il potere castigliano, con la firma di Filippo V, il primo dei Borbone spagnoli, abolisce l’autonomia della Catalogna e impone la supremazia del castigliano sul catalano. Impossibile rievocare tutti i fatti che, specie tra fine Ottocento e metà Novecento hanno guastato i rapporti tra Spagna e Catalogna. Basti solo pensare al 1934, quando il presidente catalano Lluis Companys proclama lo «stato catalano», salvo essere arrestato poche ore dopo. Nel febbraio del 1936, con la vittoria elettorale della sinistra del Frente popular, l’autonomia viene riconquistata. Per poco. Il 17 luglio dello stesso anno ecco ‘l’alzamiento’ di Francisco Franco. Il golpe ha fine nel 1939 e porta la Spagna nelle tenebre lugubri e violente di un regime dittatoriale che durerà fino al 1975 (e, ovviamente, di autonomia nemmeno a parlarne). La stessa nuova Costituzione del 1978 è improntata a un ferreo centralismo. Peraltro, con il ritorno pieno della democrazia viene ripristinata l’autonomia catalana, ma un nuovo Estatut – che riconosce la «nazione catalana» –, concordato col premier socialista José Luìs Zapatero, viene bocciato nel 2010 dalla Corte costituzionale di Madrid. Il che provoca la reazione dei catalani con manifestazioni, referendum e, soprattutto, le elezioni del 27 settembre dell’anno scorso che vedono la netta vittoria degli indipendentisti.
LA TENSIONE con Madrid sale. Il nuovo presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, non deflette dall’impegno ‘secessionista’, vuole arrivare a una repubblica indipendente entro il 2017. La maggioranza aveva fatto approvare dal Parlamento una dichiarazione solenne verso l’indipendenza, subito annullata e dichiarata illegale dalla Corte costituzionale spagnola che aveva vietato di ripresentarla al ‘Parliament’. Ma ieri, 72 deputati indipendentisti, su 135 hanno disobbedito apertamente. E ancora la Spagna non ha un governo. È così da otto mesi…

 

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