Da alcuni dispacci d’agenzie apprendiamo che:

1. Dopo l’irruzione della polizia nella sede del quotidiano Cumhuriyet, una delle poche voci critiche (è laico e contro la destra islamica) nei confronti del governo di Ankara, ieri le colonne del giornale turco sono andate in stampa vuote, in segno di solidarietà ai giornalisti incarcerati. La polizia ha fatto irruzione nella sede del quotidiano lunedì e ha arrestato il suo direttore Murat Sabuncu, insieme ad altri giornalisti. Subuncu è stato fermato nella sua casa, che è stata anche perquisita. Stessa sorte per uno dei suoi giornalisti di punta, Guray Oz. E’ stata perquisita anche l’abitazione del presidente del comitato editoriale, Akin Atalay, che si trova attualmente all’estero. La polizia aveva l’ordine di arresto per 13 persone tra giornalisti e dirigenti del quotidiano.

2. La polizia turca ha arrestato 21 funzionari dell’Autorithy delle comunicazioni radio televisive (Rtuk). L’accusa: legami (ovviamente inesistenti) con la rete golpista di Fetullah Gulen, imam e magnate residente negli Usa, unico sospettato di essere la mente del fallito golpe del 15 luglio.

3. Intanto, continuano a pensare di reintrodurre la pena di morte (che, in realtà, c’è ancora, ma non viene applicata dal 1984). In questo caso, l’Ue ha protestato.

Mi chiedo: non sarebbe il caso di fare qualcosa di concreto per aiutare le pochi voci libere rimaste a combattere la deriva dittatoriale e islamica senza limitarsi a generici appelli? Oppure qualcuno ha paura che riaprano i rubinetti dei disperati in fuga dai teatri di guerra? Della serie: chissene della libertà se ci conviene?