Le primarie socialiste francesi lo confermano. Il centrosinistra europeo è finito. Non tanto per il numero di elettori, quanto per la mediocrità dei competitori. Valls si dice “socialista” ed è un ultraliberista. Fuori dalla competizione, ecco Macron che al confronto Blair (il primo che ha distrutto l’idea stessa di socialismo democratico e riformista, l’amico di George W. Bush) è un progressista. Il vincitore, Hamon, di idee accettabili, ma con un ingombrante passato al fianco di Aubry e Jospin. Per fortuna una fiammella c’è ancora. La tiene accesa Jean-Luc Mélenchon. Il quale, giustamente, afferma: “A patti col vincitore? Sarebbe una scemenza. Perché dovrei allearmi con chi ha sostenuto Hollande? Manuel Valls è stato il suo premier. Montebourg e Hamon i suoi ministri”.
Insomma, siamo alle solite. Se dici di essere di sinistra e fai politiche liberiste (quindi di destra), la gente non ti vota o vota l’originale.

Eppure, qualcosa sta, pian pianino, rinascendo. E così in Francia il neoliberista Valls rimedia figure imbarazzanti. E così in Inghilterra Corbyn riprende in mano il glorioso Labour distrutto da Blair (sì, quello che esportava la democrazia…). E così in Grecia Tsipras prende il posto dei pasokkisti inutili, corrotti e dannosi. E così la valanga arriva anche in Italia. Mentre nel Vermont Bernie Sanders tiene duro. Per non parlare dell’America Latina, ove Morales e Bachelet portano avanti politiche di progresso. Non tutto è perduto…