Arfio

ALLA FINE Alfio Marchini (membro di una storica famiglia ‘rossa’) si decide. E si candida per la poltrona di primo cittadino di Roma. Ma guarda a destra. Si dice «grato» a Silvio Berlusconi. Elogia l’«autenticità» del leader della Lega Matteo Salvini. Col quale, peraltro, nega di aver stretto «patti segreti». Meno entusiasta, invece, di Giorgia […]

ALLA FINE Alfio Marchini (membro di una storica famiglia ‘rossa’) si decide. E si candida per la poltrona di primo cittadino di Roma. Ma guarda a destra. Si dice «grato» a Silvio Berlusconi. Elogia l’«autenticità» del leader della Lega Matteo Salvini. Col quale, peraltro, nega di aver stretto «patti segreti». Meno entusiasta, invece, di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia-An) e di Francesco Storace (La Destra): li rispetto, però non vengo da quella storia. Scarso entusiasmo peraltro ricambiato da Storace che ritiene «Arfio» un «Ingegnere rosso». Ma l’oggetto degli strali più forti di Marchini sono i democratici: «Chiunque vota Roberto Giachetti e Roberto Morassut vota una visione sbagliata verso Roma. Sono semplici strumenti per un disegno che, forse, non ha chiaro nemmeno lo stesso Pd». E, anche in questo caso, si becca le repliche dei diretti interessati. Morassut: «Dici cose insensate». Giachetti: «Meglio un avversario leale come Storace». Marchini punta tutto sulla magica parola «unità». Ottiene il plauso dell’azzurro Altero Matteoli, anche se FI, nel suo complesso, non pare del tutto convinta (Guido Bertolaso ha ancora molti fan). Sponsor di «Arfio» si dichiara invece Gaetano Quagliariello (ex Ncd).