E POI c’erano gli Arditi. Attenzione: gli Arditi del popolo. Altro che “pacificazione” con i fascisti. Altro che linee di cauto riformismo. Contro le squadracce nere che, tra il 1920 e il ’22 distruggevano le case del popolo, le logge massoniche, le cooperative rosse e bianche, che uccidevano gli antifascisti secondo loro non c’era che un metodo: darle più sonoramente. Oppure, ancora: la crisi post-Grande Guerra colpiva duro? Occupiamo le fabbriche. E non è finita. La Resistenza fu “tradita” da Palmiro Togliatti, leader del Pci e Guardasigilli nel secondo dopoguerra con un’amnistia generale? Prendiamo le armi e giustiziamo i protagonisti del Ventennio, siamo della ‘‘Volante rossa’’.

Questi e moltissimi altri i temi-guida del volume di Claudia Piermarini intitolato  I soldati del popolo (Redstarpress, pag. 238, euro 16). La quale pennella un quadro interessante (anche se non del tutto condivisibile) del “sovversivismo” italico. Il risultato è che, mentre per la sezione dedicata agli Arditi del popolo il quadro propostoci è convincente (specialmente sulla mitica figura, recentemente riscoperta da più studiosi, di Argo Secondari, gran combattente e figlio di una borghesia illuminata che aborriva il verbo nero), sull’occupazione delle fabbriche e sulla Volante rossa il lettore resta perplesso. L’Autrice, infatti, sposa le tesi del leader comunista “traditore” perché volle cancellare con una firma tanti crimini in camicia nera. Il che non è vero: il contesto di quegli anni terribili non permise altra scelta e le successive vendette non giovarono certo al nostro Paese, preda di una continua e sfinente “guerra civile”. Ma ci sarà occasione di riparlare del ruolo di Togliatti. Quest’anno, infatti,  passato mezzo secolo dalla sua scomparsa – avvenuta a Yalta il 21 agosto 1964 – e quindi si preannuncia una stimolante stagione di dibattito e approfondimento. Un dato è certo. Gli Arditi del popolo non piacevano alla nomenklatura del Partito comunista d’Italia (sì, allora si chiama così). Fuorché – guarda caso – alla mente più lucida del comunismo italiano: Antonio Gramsci. E a un leggendario combattente che rispondeva al nome di Ilio Barontini. Livornese. Antifascista della prima ora. A fianco dei patrioti etiopi contro il colonialismo italiano, comandante in Spagna nelle Brigate Garibaldi nella guerra civile, punta di diamante dei “franc tirateurs” in Francia, fra i liberatori di Bologna (porta Lame). E, solita ironia della Storia, dirigente del Pci che, dopo l’attentato a Togliatti, impedì a tanti comunisti di fare la fine dei greci. Era giocoforza che a un tipo così piacessero gli Arditi del popolo…