MARINO è persona degnissima e deve rimanere sindaco di Roma. No, non farei mai il primo cittadino della Capitale perché ci vuole una personalità che conosca alla perfezione il contesto. Il Pd va riformato partendo dai territori. Basta analisi, è tempo di passare alla sintesi: se no si muore.
Sono solo alcuni dei temi analizzati da Fabrizio Barca, economista di chiara fama e politico per passione nelle fila del Pd.
Ignazio Marino se ne deve andare?
«No. Roma, che, non dimentichiamocelo, è la seconda città d’Europa, beneficia di una figura fuori dai giochi terribili cui, angosciati, stiamo assistendo. E quindi è bene che vada fino in fondo».
Perché, lei avrebbe paura di sedere sulla poltrona più alta del Campidoglio?
(ride divertito): «Certo che avrei paura. (Torna serio) Inoltre, credo che ci sia bisogno di una personalità che abbia una conoscenza reale del territorio».
Dica la verità: in questi frangenti non sembra che il Pd lo conosca granché ’sto territorio.
«E infatti dobbiamo ripartire proprio da lì. Dalla consapevolezza che l’Italia non è la Francia. Che l’Italia non è Parigi. Che un partito che sia veramente tale non può abdicare ai propri compiti. Insomma, se dobbiamo affrontare il problema dell’asma nei bambini, una cosa è farlo a Palermo, altro a Gorizia».
E se il Pd tornasse di sinistra?
«Basta banalizzare. Il Pd ha moltissima sinistra al suo interno. I democratici hanno convinto un ministro dell’Interno, il quale non è un pericoloso bolscevico, a emettere una circolare che permette ai profughi di prestare la loro opera nei lavori pubblici».
Non vorrà negare che l’identità di sinistra del Pd si sia molto annacquata…
«No. Però annacquamento non vuol dire annientamento dei valori di sinistra».
Valori un po’ nascosti.
«Ecco, diciamo così. Addirittura c’è chi ha paura di pronunciare la parola ‘capitalismo’. Ridicolo. Segno di provincialismo. Come se si avesse il terrore di aprire l’armadio che contiene quei valori di sinistra».
Magari il Pd è nato male…
«Facile parlare col senno di poi. E ve lo dice uno che non aveva aderito a Pds e Ds perché contrario allo scioglimento del Pci! Però, si doveva arrivare a un percorso comune tra le forze riformiste».
Fu un tentativo coraggioso?
«Nessun dubbio».
Partito leggero e…
«No, non ricominciamo con questa litanìa per favore. La dicotomia leggero/pesante mi fa venire i brividi. Brividi di noia. Pensiamo piuttosto a una nuova forma-partito che superi il partito di massa».
In che senso?
«Troppo spesso ci siamo vergognati di rifondarlo. Di rimettere in gioco quelle idee che muovono i volontari. Togliendo ossigeno a burocrati e scalatori sociali».
Modello Novecento.
«No, affatto. Modernizzare va bene. Tenendo conto che ci può stare un partito di pochi volontari iscritti ma buonissimi che sappiano attrarre migliaia di non iscritti».
Barca torna al suo laboratorio. Si chiama Luoghi Ideal(li) e vuole costruire un partito-palestra di sinistra. Una faticaccia…