A Latina

APRITI cielo. Arriva Matteo Renzi a Latina. Al Supercinema, in corso della Repubblica, c’è una manifestazione per il Sì al referendum del 4 dicembre. Fuori, una cinquantina di persone. Ma il punto non è questo. A sventolar bandiere i comitati per il No, le Usb (Unioni sindacali di base), l’Anpi e Forza Nuova. Avete letto […]

APRITI cielo. Arriva Matteo Renzi a Latina. Al Supercinema, in corso della Repubblica, c’è una manifestazione per il Sì al referendum del 4 dicembre.

Fuori, una cinquantina di persone. Ma il punto non è questo. A sventolar bandiere i comitati per il No, le Usb (Unioni sindacali di base), l’Anpi e Forza Nuova. Avete letto bene. L’associazione dei partigiani e il gruppo neofascista. Apre le danze la deputata del Pd Alessia Morani: «Vedere l’Anpi in piazza con Forza Nuova fa rabbrividire». L’Anpi s’arrabbia. E giù professioni di fede antifascista («eravamo distanti»). Finché il presidente del capoluogo pontino dell’Anpi, Giancarlo Luciani, sbotta: «Renzi è un ducetto». Pausa: «Anzi, è peggio del Duce». Riesplode l’eterno mantra italiano ‘fascisti’ e ‘comunisti’. E riesplode la polemica tra i fan del Sì e l’Anpi , polemica che da mesi si sta trascinando, più o meno stancamente (i vertici dell’associazione sono schierati per il No).

UNO che di queste cose se ne intende si chiama Antonio Pennacchi. Per tanti motivi. È nato e vive a Latina. Ha militato nel Msi e nella sinistra anche estrema. Ma soprattutto è uno dei più grandi scrittori italiani. Nel 2003, per fare un esempio, fece furore il suo (appunto…) Fasciocomunista, romanzo di impronta autobiografica che racconta le vicende di un giovane diviso tra estrema destra ed estrema sinistra. «Guardi – attacca Pennacchi («ma mi raccomando non mi faccia parlare in dialetto», scherza) – ero allo studio, stavo lavorando. Squilla il telefono e un amico mi dice, ridendo: ‘Antonio, corri! Ci stanno i fasciocomunisti’. Dopo un po’ vado e li trovo».

Anpi e Forza Nuova: si saranno guardati male.

«Non è successo nulla».

Si sono abbracciati?

«Beh, ora non buttiamola in vacca. Dico semplicemente che si sono ignorati perché ce l’avevano con Renzi».

Ma lei Luciani lo conosce?

«Il presidente dell’Anpi? Certo. È un bravissimo ragazzo. In pensione (ride, ndr). Gran lavoratore. Ci conosciamo da sempre. Siamo praticamente cresciuti insieme».

Però Renzi come il Duce…

«Dice che ha esagerato? No. Ha sbagliato».

Non si tratta così il premier.

«Nooooooo. Non è quello il problema. Ha sbagliato nel senso letterale del termine. Guardatevi i filmati Luce. Il Duce mai avrebbe appoggiato la mano sulla spalla di qualcuno! Invece assomiglia a Galeazzo Ciano (altra risata, ndr)».

Ma lei che cosa voterà al referendum?

«Nemmeno vado al seggio».

Non la convincono i temi della riforma?

«Non è una riforma, ma una riformicchia. Perché non ha abolito il Senato? Perché non smonta le Regioni, vero centro di spesa, invece delle Province? Se avessi votato, comunque, avrei messo il segno sul Sì. Meglio di niente…».

Ma perché non va alle urne?

«Perché Renzi divide. Troppi slogan. Non ha senso della storia».

E vuol rifare il Ponte sullo Stretto…

«Ah, no! Su questo non mi frega. Io sono classe operaia, ho lavorato in fabbrica e resto industrialista! La sola speranza di eguaglianza ed emancipazione sta nello sviluppo e nella ripresa» (stavolta è molto, molto serio ndr).

ciano comunisti duce fascisti forza nuova Ghidetti latina luciani Mussolini pennacchi ponte sullo stretto regioni renzi senato