Partito padronale?

ALFREDO D’Attorre, ve ne andate? «Non ci pensiamo proprio». La parola ‘sinistra’ non vi appartiene più. «Non è vero. Io mi sento di sinistra». E il Pd? «Diciamo che è un po’ diverso da come immaginato qualche anno fa». E perché non fare un’aggregazione di sinistra? «Non serve chiudersi in un angolo, dobbiamo riportare a […]

ALFREDO D’Attorre, ve ne andate?

«Non ci pensiamo proprio».

La parola ‘sinistra’ non vi appartiene più.

«Non è vero. Io mi sento di sinistra».

E il Pd?

«Diciamo che è un po’ diverso da come immaginato qualche anno fa».

E perché non fare un’aggregazione di sinistra?

«Non serve chiudersi in un angolo, dobbiamo riportare a sinistra il Pd».

Ora è al 40% e passa.

«In circostanze particolari, Renzi è stato bravo a intercettare il voto in uscita dal centrodestra. Ma nello stesso anno perdiamo l’Unità e un terzo dei nostri iscritti».

Un partito pigliatutto.

«Un partito appannato nel suo profilo, indebolito nella sua base, un partito che, se la destra si riorganizza, rischia un brutto risveglio».

Renzi vi ha fatto grandi.

«Renzi è il legittimo segretario pro tempore, ma il Pd non è di sua proprietà».

Ha stravinto le primarie.

«L’altra volta le aveva perse».

Ieri avete marcato visita.

«Quella convocazione è parsa una presa in giro».

Una ritorsione.

«Non sarebbe stata una discussione vera con interventi da un minuto ciascuno».

Ora battaglia sull’Italicum.

«Non per ragioni di partito. Bensì perché ne va della qualità della democrazia. Vogliamo cittadini in grado di poter scegliere».

Tutelate i vostri posti.

«Anche se governa grazie al premio di maggioranza conquistato da Bersani, Renzi può riprendersi tutte le poltrone che vuole, magari per placare le correnti che si stanno organizzando nella sua maggioranza. Faccia pure. Noi continueremo a difendere le nostre idee».

Ma lei è cattivissimo.

«Beh, lo stato di abbandono del partito mi pare evidente».

Incuria?

«Sì. E un partito a rimorchio del leader è una scorciatoia molto pericolosa».