Abbiamo scelto l’etichetta Lancio Pazzo, per questo blog, perché volevamo e vogliamo tuttora parlare di baseball. Lasciateci per un attimo, però, cambiare sport. In fondo il Lancio Pazzo è un errore del lanciatore perché non si sa dove andrà a finire la pallina.
E allora lasciateci per un attimo accantonare la mazza per l’arco. Sì, l’arco olimpico che l’altro giorno, in tv, ci ha emozionato. E non poco.
Vedere il tricolore che si alza lentamente, le note dell’inno di Mameli e un maturo ragazzone piangere di gioia hanno toccato il cuore. Non solo il nostro, crediamo.
E con Frangilli, Galiazzo e Nespoli (in rigoroso ordine alfabetico) l’emozione è stata doppia, forse tripla. Da un alto gli statunitensi, belli, perfetti, elegantissimi. Praticamente dei prodotti di laboratorio. Dall’altra gli italiani: cappellino da pescatore, qualche chilo in più, un po’ di calvizie. Insomma, tutto fuorché la perfezione a stelle e strisce. Però, anche senza essere esteticamente perfetti, i nostri hanno avuto cuore. Non solo cuore, però, perché conoscendo la passione dei “figli di uno sport minore” siamo certi che i tre azzurri, in questo quadriennio, si sono allenati, forse e più degli statunitensi. Magari in impianti di fortuna, sicuramente senza essere così eleganti e così perfetti, ma non si sono mai tirati indietro. Fino a Londra.
Ma c’è qualcosa, che il computer (simbolo della perfezione e della perfezione americana) non è ancora in grado di garantire all’uomo. La capacità di emozionare e commuovere.
E allora grazie di cuore a quei tre ragazzoni italiani che ci hanno regalato un pomeriggio fantastico