E’ finita 4-2 per San Marino capace di vincere la sesta gara della finale scudetto (5-4) e di cucirsi per il secondo anno consecutivo un pezzetto di stoffa tricolore sul petto. Fa sempre uno strano effetto (anche se si tratta del terzo scudetto) vedere il successo di una squadra… straniera. In realtà il trionfo di San Marino ha una matrice italianissima e un protagonista che è un gran signore, perché il manager del Titano, Doriano Bindi, ha confermato, una volta di più, di essere un gentiluomo di questo sport.
San Marino può contare, rispetto ai club di casa nostra, su qualche risorsa econimica in più. Ma questo aspetto non sminuisce il successo della T&A, anzi…
In tanti sport (ogni riferimento al calcio è puramente casuale) abbiamo visto società capaci di dilapidare autentiche fortune, senza poi stringere nulla tra le mani.
San Marino, invece, spende, ma spende bene, costruendo gruppi omogenei che, al momento opportuno, sanno tirar fuori le unghie. In fondo basta tornare indietro di un mese e rivedere il round robin. A un certo punto il San Marino, che partiva con i favori del pronostico, sembrava tagliato fuori dalla finale tricolore. Invece, con caparbietà e decisione la squadra ha saputo venir fuori da qualche problema conquistando, con pieno merito, lo scudetto numero tre della sua storia.
Non si diventa mai campioni d’Italia per caso: San Marino, ora, può festeggiare.