Piero, l’amore per i canestri e per il batti e corri

Ci ha lasciato a 73 anni. In questi casi si è soliti dire troppo presto. E troppo presto è una definizione più che condivisibile per lo spessore umano di Piero Parisini. Lo chiamavano “il Papa” per i suoi modi sempre eleganti, quasi curiali. Come camminasse in punta di piedi, lasciando il segno, però, perché le […]

Ci ha lasciato a 73 anni. In questi casi si è soliti dire troppo presto. E troppo presto è una definizione più che condivisibile per lo spessore umano di Piero Parisini. Lo chiamavano “il Papa” per i suoi modi sempre eleganti, quasi curiali. Come camminasse in punta di piedi, lasciando il segno, però, perché le sue parole, le sue critiche, per altro sempre garbate, lasciavano il segno. Piero Parisini, nato sportivamente in Fortitudo e poi transitato anche per Forlì e Roma, è noto per il suo amore per la pallacanestro. Ma forse non tutti sanno che il buon Piero ha fatto tanto – perché vedeva più lontano di altri – anche per il baseball. Nel baseball, sempre in Fortitudo, aveva cominciato. E il batti e corri, pur non avendo la stessa notorietà dei canestri, era rimasto nel suo cuore.

Sport, ma non solo sport. Verrebbe da aggiungere integrazione o, come si dice adesso, inclusione. Già perché Piero era stato non solo uno dei papà della Fortitudo pallacanestro, ma anche del baseball per ciechi. Una disciplina che proprio a Bologna, grazie alla straordinaria passione che c’è per questo sport, è cresciuta per poi contagiare tutto il paese. Chi non ha mai visto una partita, o anche solo qualche stralcio di baseball per ciechi non può capire. Vedere (perdonateci il bisticcio di parole, ma siamo sicuri di poter contare sulla capacità di ridere e scherzare di persone speciali) dei non vedenti correre nel vuoto, seguendo semplicemente l’applauso o le indicazioni di un “segnalatore” in seconda base o gli stessi non vedenti, in difesa, pronti a buttarsi seguendo il suono della pallina è un’emozione forte. Un’emozione che merita di essere vissuta. Un’emozione che dovrebbe spiegare al mondo intero che, pur con le nostre differenze e diversità, siamo tutti uguali. Il baseball per ciechi è qualcosa di speciale. Ancora una volta Piero che vedeva lontano aveva colto nel segno. Prestando i suoi occhi, la sua intelligenza, la sua cultura sportiva e il rispetto per l’altro (anche se magari non ne condivideva le idee) a tanti non vedenti.

Ci mancherà Piero. Ci mancherà una persona speciale che conosceva l’importanza di una semplice parola: sport.