Immaginate il Real Madrid o il Barcellona – se amate il calcio iberico – o i Miami Heat e i San Antonio Spurs (se preferite la Nba) che, in vacanza agonistica, non sappiano ancora a quale campionato prenderanno parte. Quanti avversari affrontare, quante partite giocare. Con quanti stranieri poter scendere in campo.

Un incubo, vero? Perché, mancando tutti questi aspetti, al di là della solidità economica o meno di un club, risulta impossibile programmare. Basteranno Cristiano Ronaldo e Messi, da soli, oppure bisognerà costruire attorno a loro una squadra equilibrata?

Per fortuna del calcio spagnolo e della Nba – che non a caso hanno seguito, impianti pieni e mille partner commerciali – l’incubo coincide solo con un brutto sogno.

Un brutto sogno che, per il momento, è la realtà del baseball di casa nostra. Abbiamo toccato il cielo con un dito – una squadra italiana invitata alle Asia Series, in quanto detentrice della Coppa dei Campioni -, ma non sappiamo cosa ci riserverà il domani. Poco importa se, questa situazione, crei problemi al povero cronista. Il fatto è (non siamo alla ricerca di colpevoli o responsabilità, ma vorremmo solo contribuire, in qualche modo, a dare maggiore credibilità a tutto il movimento) che a oggi, 18 novembre, non si conosce ancora la formula del campionato 2014. Non è la voglia di scrivere la formulina giusta in un apposito spazio ma, al contrario, la necessità di programmare per il futuro.

Non servono formule magiche, basta una formula – società e federazione devono trovare un accordo – nella quale credere, sulla quale puntare per almeno 3-4 anni. Periodo minimo per programmare. Per capire se serviranno, per assurdo, organici di 20 elementi con quattro lanciatori o rose più ampie, con un numero spropositato di pitcher.

Bisogna farlo al più presto, perché l’incertezza e i dubbi sono un boomerang.

Qual è la società o l’azienda disposta a investire in uno sport se non sa se il suo marchio raggiungerà anche il Friuli Venezia Giulia e la Lombardia o se, al contrario, si fermerà solo in Emilia?

Quali sono i manager o i direttori sportivi che proveranno a ingaggiare 5-6 lanciatori se, per assurdo, si giocherà una partita alla settimana?

Quali sono i tifosi che possono avvicinarsi a uno sport se non conoscono nemmeno i nomi delle squadre, se non sanno quando si giocheranno le partite e quante gare in una stagione?

Non serve una formula magica: basta una formula meditata nella quale credere e da appoggiare, senza condizioni (logico che una scelta condivisa comporti qualche rinuncia o sacrificio da parte di tutti) per qualche anno.

Al termine del periodo si potrà dire se la formula ha funzionato o meno ma, quel che importa, è che non sia messa in discussione. Mai. Almeno fino alla fine del suo mandato.

In fondo, possiamo ricorrere a una similitudine di carattere politico. Un governo che non sia forte e credibile e che traballi a ogni spiffero porta il suo paese a un passo dal declassamento da parte delle (discutibili) agenzie di rating.

Vogliamo declassare anche il nostro caro e amato baseball proprio oggi che ancora ci stiamo godendo la chiamata della Fortitudo Unipol Bologna a Taichung per le Asia Series?