L’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, ammette: “Tredici gol sono troppi. Solo Bologna e Sassuolo subiscono più di noi”.

Sintesi perfetta del momento attuale del Milan. Tuttavia questa affermazione contiene una piccola 0missione: non è che la difesa del Milan – è la stessa della passata stagione, con Bonera e De Sciglio ancora in infermeria , Yepes che nel frattempo è andato all’Atalanta e Antonini al Genoa – si sia divertita più di tanto nella stagione 2012/2013.

Al contrario: si sono divertiti gli attaccanti avversari. Perso Nesta, che ha preso altre strade e Thiago Silva, sacrificato in nome del bilancio, il Milan non è intervenuto in maniera adeguata. Anzi, il tesoretto di questa stagione è stato speso per Alessandro Matri, una punta (che non abbia fatto ancora una rete nonostante le tante occasioni è una polemica assolutamente stucchevole).

Il Milan è al posto che è, nonostante lo sbandierato slogan del “club più titolato al mondo”, perché è stato mandato in campo con un difetto di costruzione. Gli scudetti o comunque le grandi imprese, statistiche alla mano, si portano a casa con le difese d’acciaio. Il Milan non ce l’ha, ma un uomo di calcio avveduto a scafato qual è Galliani non può accorgersene solo dopo sette giornate. Il Milan non ha una difesa né da scudetto né, probabilmente, da Champions, perché il potenziale della coppia centrale è direttamente proporzionale alle numerose amnesie nelle quali cade in maniera imbarazzante in occasione di ogni calcio piazzato (il primo gol del Napoli, a San Siro, con tre uomini tre lasciati liberi nell’area piccola è il sintomo di qualcosa che non va).

Se il Milan non si trova nei quartieri alti non è per colpa di chi decide di chiudere una curva o uno stadio intero. Ma le responsabilità forse sono di chi non ha comprato un difensore (anche giovane, da far crescere) e di chi non l’ha richiesto preferendo il fido Matri.

Ogni riferimento a chi, ha lasciato andare Pirlo (e perché no, anche Ambrosini) è puramente casuale.