Martina Grimaldi, ancora lei. Sei anni dopo quell’argento conquistato a Dubrovnik, non ancora ventenne, Martina, seguita dal suo allenatore, Fabio Cuzzani, torna sul podio. Oro agli Europei sulla distanza dei venticinque chilometri a Berlino, capitale della Germania, quinto oro (tre Europei e due Mondiali) di una carriere straordinaria.
Piace Martina perché non si arrende mai. Piace Martina perché non è un supereroe: può cadere, come è accaduto nella dieci chilometri, ma è capace di rialzarsi. Orgoglio. Orgoglio italiano e bolognese: la grinta di una ragazza che non si arrende mai, che ha costruito il suo talento e i suoi successi in modo naturale, lavorando tanto in piscina, senza risparmiarsi mai. Svegliandosi all’alba, facendo rinunce tanto a tavola quanto nel tempo libero. Accettando l’idea di un sacrificio sempre con il sorriso sulle labbra.
La dolcezza di una ragazza che non si monta la testa, mai, ma che continua a essere se stessa, la ragazza nata alla Bolognina, cresciuta nelle piscine Uisp e che oggi ha preso casa sotto la Basilica di San Luca. Il modo migliore e più suggestivo per rivendicare, con fierezza, il suo legame con Bologna.
Martina che vince e che fa sventolare alto il tricolore. Martina che vince in casa di una tedesca che, per giunta, si chiama Angela. Nessuna questione politica, solo un po’ di nazionalismo perché sono mesi (anni?) che i tedeschi ci danno lezioni. Cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci, cosa possiamo comperare e cosa no.
Per fortuna, in mezzo a tutti questi diktat imposti da un’economia bizzarra e di difficile comprensione per noi comuni mortali, c’è qualcosa che sfugge al controllo dei tedeschi. C’è Martina, che con la sua testardaggine tipicamente emiliana, è capace di resistere più di cinque ore, in acqua. E di vincere. Vincere alla grande. Portando in giro per il mondo il buon nome dell’Italia e di Bologna.
Grazie di tutto, Martina.

Piccola digressione su questo blog. Si tratta di pensieri (che non hanno la pretesa di avere un valore assoluto) che forse, potranno essere più graditi a chi ancora si emoziona quando sente le prime note dell’inno di Mameli. Di chi si illumina quando vede un tricolore (per fini pacifici, sia chiaro) sventolare. Di chi ancora sente un groppo in gola quando, all’orizzonte, provenendo da qualsiasi lato delle Due Torri, intravede la sagoma di San Luca.