Campioni d’Europa. Per la quinta volta, la terza nelle ultime quattro stagioni. E, per la prima volta nella sua storia, campione d’Europa per due anni consecutivi.
Sono i numeri di questa storia che colpiscono. Perché sono anche i numeri che fanno la storia. La Fortitudo vince la cinquantesima Coppa dei Campioni della storia della competizione, lo fa nel sessantesimo di vita di un club datato 1953.
Se siete appassionati di lotto (in fondo c’è stata una vincita milionaria proprio in provincia di Bologna) provate a giocarli. Se siete semplicemente appassionati di baseball godetevi questa finale che dispensa emozioni e che forse è lo spot migliore per questo spot. Rimini voleva la coppa. La voleva fortemente per dedicarla al suo sfortunato capitano Pippo Crociati e, anche quella, sarebbe stata una bella storia.
Però la Fortitudo ha voluto, ancora una volta, riscrivere la storia, praticamente all’ultimo tuffo, all’ultima chance.
“Non dateci mai per spacciati”, dice con il pizzetto che brilla Marco Nanni, il manager degli ultimi tre trionfi. Ed effettivamente, sempre sotto nel punteggio, dal primo inning, la Fortitudo ha il merito di non mollare mai. Di crederci sempre, impedendo a Rimini che per larghi tratti appare superiore, di prendere il largo.
Si arriva all’ultimo inning con un punto di vantaggio per Rimini. Tanto per tanti. Non abbastanza per la Fortitudo che ha pure un pizzico di fortuna: perché Bazardo, il lanciatore di Rimini, deve affrontare i battitori, dal lead off in poi. Juan Carlos Infante, poi mvp della sfida, batte un lungo fuoricampo che dà il pari a Bologna. Bazardo finisce la sua partita, tocca a Pezzullo che sembra dare ragione al coach di Rimini Catanoso: eliminati Ermini e Vaglio. E l’oggetto misterioso Reyes cosa vuoi che faccia mai? Rompe la mazza, ma stampa una valida. Il grande capitan Liverziani lo spinge in terza. Una battuta fortunoso di Bischeri vale il 2-1. Poi Nick Pugliese, il closer per eccellenza, chiude i conti. Fortitudo campione d’Europa, ancora, per il secondo anno consecutivo.
Campione con merito perché la società di Stefano Michelini non si arrende mai. Vince (spesso) e perde (qualche volta) ma non dà mai nulla per scontato. E regala a Bologna un’altra emozione. Oltre all’immagine, in gara-uno, di un Gianni Falchi pieno. Anche di entusiasmo.
Una bella immagine. una bella storia. Grazie alla Fortitudo Bc 1953