Fortitudo: da Nanni a Liverziani, gente tosta che non tradisce mai

Ci siamo. Ci siamo ancora: Fortitudo Baseball, griffata per l’occasione Cnf-UnipolSai, in finale di Coppa dei Campioni. Questo non significa che la società di Stefano Michelini, Marco Macchiavelli e Christian Mura alzerà al cielo, per grazia ricevuta, il trofeo per la sesta volta, dopo i trionfi del 1973, 1985, 2010, 2012 e 2013. Il confronto […]

Ci siamo. Ci siamo ancora: Fortitudo Baseball, griffata per l’occasione Cnf-UnipolSai, in finale di Coppa dei Campioni. Questo non significa che la società di Stefano Michelini, Marco Macchiavelli e Christian Mura alzerà al cielo, per grazia ricevuta, il trofeo per la sesta volta, dopo i trionfi del 1973, 1985, 2010, 2012 e 2013. Il confronto con Rotterdam (6-8 agosto, prima sfida al Gianni Falchi) è tutto da giocare e gli olandesi sono davvero tosti. Però la Fortitudo c’è. C’è in finale come, dal 2010, si ripete con una certa frequenza.

C’è così spesso che, forse, potremmo evitare di scrivere. Meglio, potremmo copiare qualcosa già meditato e scritto negli anni precedenti. E qualche punto di contatto, con il passato, inevitabilmente ci sarà e, di conseguenza, anche qualche ripetizione. Perché è la Fortitudo che si ripete, così ad alto livello, che ti spinge a riflettere a senso unico.

La Fortitudo vince spesso, perde talvolta ma, soprattutto, non tradisce mai. E’ una squadra vera, un gruppo tosto che sbaglia, cade, ma si sa rialzare. E solo i grandi, anzi, i grandissimi, sanno rialzarsi. Sanno affrontare gli ostacoli, mantenere il sangue freddo e arrivare fino in fondo. Preveniamo qualsiasi obiezione: la Fortitudo non ha ancora vinto nulla. Verissimo, sacrosanto. Ma come abbiamo avuto modo di scrivere sul Carlino lunedì scorso, prima della partenza della squadra, questo è un gruppo che merita fiducia. E invita a guardare al futuro con ottimismo. Perché al di là delle doti tecniche, ci sono quelle morali a fare la differenza. Ripensiamo per un attimo alla settimana che si è appena conclusa. Martedì, a Parigi, nella gara d’esordio, è maturato un piccolo-grande errore. Avanti 2-0 contro i campioni in carica di San Marino, la Fortitudo ha finito per pagar caro la scarsa vena di Marquis Fleming e qualche (insolito) errore della difesa. Il risultato? San Marino che vince 5-2 e Fortitudo con le spalle al muro. Per conquistare la finale la Fortitudo avrebbe dovuto fare un percorso netto.

Bene, oltre al ko con San Marino ecco l’infortunio di Paolino Ambrosino. E magari pure il rimpianto per non poter schierare, nel corso della settimana, Matteo D’Angelo. Morale sotto i tacchi per chiunque. Anche per la Fortitudo, certo, che però non si è messa a piangere ma, al contrario, ha reagito. Una vittoria dietro l’altra con l’Omone Rivero pronto a confezionare una partita perfetta contro i Pirates Amsterdam. Il risultato? Primo posto del girone e nuova sfida con gli olandesi. Un momento di flessione di Fleming sul 2-0 il rischio del ribaltamento. Poi la ripresa dello stesso Fleming, la solidità di Cicatello, le fucilate di Nick Pugliese. Vittoria per 2-1 e finale conquistata. Perché la Fortitudo ha i ma…

No, la definizione è troppo scurrile. Però la Fortitudo ha carattere perché Marco Nanni, il manager, è uno che non si smarrisce mai. Talvolta sbaglia (fosse infallibile non sarebbe umano) ma tiene dritto il timone sull’obiettivo. E in campo c’è il capitano, Claudio Liverziani, uno che va applaudito non una, ma due volte. Perché c’è la Fortitudo “stagionata” dei Liverziani e dei Rivero e De Santis, dei Rodriguez e degli Infante e la Fortitudo dei baby emergenti. E queste due Fortitudo, quasi una generazione di mezzo, sono comunque capaci di ritrovarsi sotto le stesse insegne, con gli stessi valori, gli stessi principi. Il capitano dà l’esempio, i compagni lo seguono. La Fortitudo arriva in finale. Una Bologna che vince e convince in un periodo di vacche magre è qualcosa da tenersi ben stretto. E da apprezzare ancora di più. Magari ricordando alle stesse istituzioni (e non solo a loro) che una Bologna che vince o che comunque va lontano in Europa è un bel biglietto da visita per una città alla ricerca del riscatto.

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