Chi non conosce la storia, non può avere futuro. Quante volte lo abbiamo sentito dire? Quello che è successo ieri, all’Unipol Arena, ha confermato una volta di più questo pensiero. La Virtus che onora una delle sue bandiere, Sasha Danilovic, ritirandogli, per sempre, la celebre canotta numero 5.  Lui, Sasha, oggi presidente del Partizan Belgrado, che spiega molto semplicemente come lavora in Serbia per costruire nuovi talenti (“siamo come una grande famiglia”). E lo fa dopo aver ringraziato Bologna, la Virtus e i suoi tifosi.

Parole di buon senso, quelle di Sasha, quando spiega di come i giocatori italiani o europei debbano prepararsi nel migliore dei modi per la Nba (giudizi negativi e condivisibili su alcuni agenti poco seri e sui genitori che riversano sui figli le proprie ambizioni e/o frustrazione, dimenticando il bene per il proprio erede).

Parole e opere: all’Unipol Arena c’è un bel colpo d’occhio per la festa a Sasha Danilovic. Tutti a Casalecchio per salutare un “vecchio” amico. Qualche anno fa tanta gente al PalaDozza per salutare Augusto Binelli. Tanta gente perché basta poco per riaccendere il fuocherello che arde sotto BasketCity. Tanta gente a Casalecchio, più di quattromila persone in Piazza Azzarita per una Fortitudo che pure milita nel quarto campionato.

Basta poco per riaccendere BasketCity. Bastano progetti, idee chiare e giocatori ai quali affezionarsi. Basta poco, ma bisogna farlo. Senza paura.