Ciao Pietro, un piccolo saluto al grande Mennea

Difficile spiegare, a chi oggi stravede (giustamente), per Usain Bolt cosa abbia significato Pietro Mennea per chi, attualmente, ha più di 40 anni. Pietro Mennea, che ci ha lasciato oggi, era l’Italia nel mondo. Anzi, la rivincita dell’italiano medio nel mondo. Un fisico assolutamente normale, ma una voglia e una determinazione pazzesche. Qualcosa che gli […]

Difficile spiegare, a chi oggi stravede (giustamente), per Usain Bolt cosa abbia significato Pietro Mennea per chi, attualmente, ha più di 40 anni. Pietro Mennea, che ci ha lasciato oggi, era l’Italia nel mondo. Anzi, la rivincita dell’italiano medio nel mondo. Un fisico assolutamente normale, ma una voglia e una determinazione pazzesche. Qualcosa che gli ha permesso di diventare l’uomo più veloce del mondo. Pietro non aveva alle spalle le certezze e la solidità (almeno in campo sportivo) dell’Unione Sovietica e dei paesi d’oltre cortina. Pietro non aveva le fibre muscolari degli atleti di colore né tantomeno la cultura, straordinaria, delle università americane. Però Pietro c’era sempre. In finale, in un modo o nell’altro, ci arrivava comunque. E nel 1980, in occasione dei primi giochi boicottati dal blocco occidentale, vinse in rimonta una straordinaria finale olimpica dei 200 metri, a Mosca. Chi ha più di quarant’anni, ed è abituato anche alla immagini in bianco e nero del volto affusolato, quasi sofferente, di Pietro, ha ancora nelle orecchie una telecronaca pazzesca, con una rimonta eccezionale, dopo le difficoltà (sempre quelle), ai blocchi di partenza

Una difficoltà in partenza che, forse, ha costellato anche la vita di Pietro. Che, blocchi o meno, sapeva arrivare fino in fondo, con le braccia levate al cielo o con quel “ditino” – era l’indice – per ribadire il suo ruolo di numero uno. Pietro che aveva saputo diventare un grande anche una volta appese al chiodo le scarpette. Grande negli studi, una laurea, la professione di avvocato e non solo. Con il sorriso sulle labbra e quella voce flebile che lo facevano sembrare ancora più vicino a noi. Vicino all’uomo della strada, all’uomo qualunque.  Chi ama lo sport, chi ama un certo tipo di sport, oggi, che Pietro ci ha lasciato, non può che sentirsi più povero e triste.

Ciao Pietro e grazie per tutto quello che hai saputo regalarci. E per la soddisfazione che ci hai donato, spesso e volentieri, di sentirci italiani.