San Antonio vince la prima gara della semifinale di Conference con i Portland Trail Blazers, battuti nettamente 116-92 (29-16; 65-39; 90-67 i parziali). Fin qui nulla di strano: gli Spurs, nella stagione regolare, avevano dominato la loro Conference. Rispetto al turno precedente, però, almeno alla prima gara, c’è una differenza sostanziale, Marco Belinelli.

Il ventottenne di San Giovanni in Persiceto (Bologna) nella serie con Dallas aveva visto ridurre minutaggio e produttività. Un passo indietro? Una mancanza di fiducia da parte di Gregg Popvovich? Nulla di tutto ciò. Fermo restando che il tecnico, per forza di cose, deve puntare sui suoi pretoriani, erano stati gli accoppiamenti difensivi a penalizzare il Beli. Mica per mancanza di voglia o approccio molle, semplicemente perché il faccia a faccia, dal punto di vista fisico, con Vince Carter, finiva per mandare Beli in affanno. E, con lui, anche gli Spurs.

E’ cambiato l’avversario, sono cambiate le caratteristiche fisico-atletiche dei rivali: Popovich non ci ha pensato un attimo. E, al di là dell’ottima partenza dei suoi, ha dato fiducia e minuti a Beli. Che ha avuto un grande merito. Ha saputo aspettare il suo momento, continuando a lavorare duro, anche il doppio, in palestra. Continuando a farsi sentire, in panchina, nonostante l’impiego ridotto.

Così dalle briciole raccolte con Dallas si è arrivati a una prima da assoluto protagonista: in 28′ Marco realizza 19 punti (secondo miglior marcatore Spurs alle spalle di Tony Parker) con percentuali di tutto rispetto, 4/4 da due, 3/5 da tre, 3 rimbalzi e un assist.

Niente male e una conferma: Marco è uno che non molla mai come ha fatto vedere, dal 2007 a oggi, nella sua carriera Nba che lo ha portato, nell’ordine, a essere il primo italiano a raggiungere i playoff, il primo italiano a superare un turno di playoff, il primo italiano a vincere la gara del tiro da tre nell’All Star Game di New Orleans.

Ma tutto questo, ancora, non basta a Belinelli. Marco, fin da piccolo, ha un sogno, vincere il titolo nella Nba. Dovesse riuscirci, crediamo, avrebbe l’applauso anche dei tre amici-rivali che lo hanno accompagnato in questa sua esperienza a stelle e strisce, Andrea Bargnani, Danilo Gallinari e Gigi Datome.

Tutta l’Italia, probabilmente (le ragioni di tifo e di campanile a volte portano gli individui a scelte opinabili), sta spingendo perché Marco Belinelli da San Giovanni in Persiceto possa infilare, al dito, un anello che vale tanto.

Forza Marco