Ieri i twit del falso Alemanno sulla neve a Roma (“Emergenza neve: abbandonate la città. Io sono già a Milano); oggi quello del falso Vendola sul diventare padre (“Mi sta pervadendo il desiderio di paternità. Gianna Nannini dimostra che non ci sono limiti alla voglia di amare e procreare”). E giù tutti a crederci, ritwittare (rilanciare), commentare, criticare.

Sostengo da sempre che sul web, come nella vita reale, la mamma dei cretini è sempre incinta. Anzi, vista la velocità virale con cui ormai notizie e bufale si diffondono, è incinta di almeno tre gemelli alla volta.

Personalmente, mi sfugge come ci si possa divertire creando un falso profilo di un personaggio pubblico per guadagnare quei 15 minuti di celebrità di warholiana memoria (“nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”). In questo caso, dopo la celebrità arriverà la Polizia Postale (Alemanno ha fatto denuncia), così trovate qualche forma un po’ meno scema di divertimento.

Quello che mi sorprende è l’estrema superficialità con cui moltissimi utenti abboccano, senza verificare minimamente la fonte. Non si tratta di passare ore e ore in qualche polverosa biblioteca, ma di controllare con un paio di clic che quell’account di Twitter o quella pagina Facebook siano ‘verificati’, autenticati. Non è difficile, davvero.

Fino a qualche anno fa, la frase”l’han detto alla tv” era un marchio di verità assoluta. Oggi è stata sostituita da “l’ho letta su Internet” (un internet qualunque: non un sito, un social network specifico: internet come mare magnum di verità…). E la Rete diventa un altro modo per spegnere il cervello. Non va bene, non va affatto bene.