Da oggi anche questa campagna elettorale può essere mandata in archivio. Abbiamo seguito i faccia a faccia fra i candidati sindaci e ci siamo recati (sia pur con tanta fatica) alle urne. Molto sembra cambiato rispetto alle campagne del passato (per esempio che fine hanno fatto i santini?) ma anacronisticamente rimane in vigore il silenzio elettorale prima del voto. Ma i nostri politici sanno che nel frattempo è arrivato internet? Marco V. Milano
SE VOGLIAMO considerare – a voler iniziare tardissimo – il 2009 come anno zero della comunicazione politica online in Italia, sono passati ben 7 anni e nulla sembra essere cambiato, né sembra essere emerso un bisogno di regolamentare la disciplina, in un senso (con regole stringenti) o nell’altro (considerando obsoleto il concetto di silenzio elettorale). Questo vuol dire che allo stato dei fatti, dal punto di vista legale, sui social media la campagna elettorale può proseguire anche il giorno prima del voto, e questo potrebbe valere anche per i post su Facebook e Twitter. Perché la pausa aveva senso quando il dibattito era monopolizzato dalle tribune televisive e dai comizi in piazza. Oggi che la comunicazione è diffusa ed esplosa sui canali digitali, stare zitti è assurdo. E la norma che ne fissa l’obbligo chiaramente anacronistica e che male si adatta ai mutamenti della società informatizzata. Come spesso accade però vince il buon senso: esigere la correttezza dei partiti e dei candidati. Ma questo è un altro discorso. [email protected]
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