Tutto è bene quel che finisce (sette mesi dopo) bene? Non del tutto. A metterci una pezza è stata ancora una volta la Farnesina. Alla quale si chiedono da una lato una (comprensibile) riconversione che abbia come stella polare la “diplomazia economica” dall’altro un surplus di creatività nei vari dossier più propriamente politici e una costante prensenza sui fronti di crisi mentre si continua a chiederle sacrifici, con un bilancio che _ altro che Ferrero Rocher _ negli ultimi anni si è ridotto del 33%.
I dati parlano chiaro. I diplomatici italiani sono 898. Erano 994 nel 2006. In Gran Bretagna sono 3350, Francia 2700, Germania 1865, Spagna 986. Se in Italia per la politica estera si investe lo 0,24% (compreso anche l’aiuto allo sviluppo), in Francia si tocca il 1.78% del bilancio dello Stato, in Germania per l’1.15%, in Spagna per il 0.37%, in Gran Bretagna per lo 0.27%. E siccome nessuno fa miracoli, dal 2007 ad oggi la Farnesina ha chiuso 35 uffici e ne sta per chiudere altri 20 (aprendone tre in Turkmenistan, Cina e Vietnam). In altre parole, si fa ben più di quel che si potrebbe, ma la politica che non si può non attuare è oggi quella del gambero.
Oggi ha Farnesina ha messo una pezza sul caso Shalabayeva, dimostrando ancora una volta che non è un ministero che si guarda l’ombelico, domani sarebbe il caso di ridargli un pò di quelle risorse senza le quali avremo molte ambizioni e pochi mezzi per raggiungerle. E quindi nel mondo globale saremo sempre più marginali di quanto già non siamo.
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