Sul Titanic si balla mentre il mondo va a passo di corsa verso il cambiamento climatico.

I ricercatori della Noaa (l’agenzia statale americana su oceani e atmosfera) hanno annunciato qualche giorno fa che dalle loro misurazioni condotte in sei osservatori situati ad alte latitudini _ a Barrow in Alaska, in Canada, Norvegia, Nord Pacifico, Islanda e Finlandia _ questa primavera è stata sorpassata la quota-simbolo di 400 parti per milione (PPM) di Co2, mentre nell’osservatorio di Mauna Loa ha raggiunto questo maggio le 396 ppm.

Il tutto con un tasso medio di Co2 che nel 2011 ha superto quota 390 e con tassi di accrescimento annuali che sono passasti dagli 1.21 ppm del 1990 ai 2.36 del 2010 e agli 1.81 ppm del 2011.

Con un trend simile, quota 400 potrebbe essere raggiunta globalmente già nel 2016.

L’elemento fondamentale del clima degli ultimi 800 mila anni riguarda il fatto che le concentrazioni di anidride carbonica atmosferica non hanno mai raggiunto il livello 380 ppm.  Circa 120 mila anni fa c’è stato l’ultimo periodo caldo prima di quello attuale. Allora il clima era più caldo di qualche grado, ma con concentrazioni di anidride carbonica più basse di quelle attuali e attorno a 280 ppm. Con tale riscaldamento la fusione delle calotte polari fu favorita e progressivamente accelerata: avvenne nell’arco di 4 mila anni provocando un innalzamento del livello del mare che giunse fino a circa 4 metri al di sopra dell’attuale livello. Successivamente il clima è andato via via raffreddandosi per 60 mila anni con fasi alterne fino a circa 21 mila anni fa, quando si raggiunse il massimo della glaciazione ed i minimi sia di temperatura media globale sia di concentrazione di anidride carbonica atmosferica.

Considerando che per contenere in 2 gradi il riscaldamento climatico bisognerebbe non superare quota 450 ppm (quota alla quale la probabilità di non sforare i 2 gradi sarebbe, secondo l’Ipcc, solo del 50-60%) per poi scendere a 380-30 e quindi a 350 ppm questo significa che stiamo perdendo la battaglia climatica.

Ma sul Titanic di Rio nessuno sembra preoccuparsene.