Prove d’Europa a Tirana

Alessandro Farruggia TIRANA Nel paese che inventò gli scafisti, ora veleggiao i sedici metri. A Orikum, sotto Valona, un imprenditore livornese — Alfio Giorgi — ha da tempo costruito un porticciolo turistico nel quale possono ora attraccare, abrogata la legge antiscafisti, anche i motoscafi e i gommoni locali. Segno dei tempi, in un paese nel […]

Alessandro Farruggia

TIRANA

Nel paese che inventò gli scafisti, ora veleggiao i sedici metri. A Orikum, sotto Valona, un imprenditore livornese — Alfio Giorgi — ha da tempo costruito un porticciolo turistico nel quale possono ora attraccare, abrogata la legge antiscafisti, anche i motoscafi e i gommoni locali. Segno dei tempi, in un paese nel quale il settore turistico vale già il 6% del Pil. L’Albania cambia, si evolve, sogna Bruxelles come sognò l’Italia e canbierebbe anche di più se avesse un sistema politico degno di questo nome e una economia un pò meno “informale”.

OGGI il Paese va alle urne. Il vecchio leone populista Sali Berisha dopo otto anni al potere tenta di chiudere in bellezza. Il leader socialista Edi Rama, incassate due sconfitte — una delle quali indiziata di brogli a suo danno — arriva stavolta con i sondaggi in poppa. E sullo sfondo c’è l’incognita dell’Alba Dorata albanese.

Si gioca sul filo il destino di Tirana. Di qua l’Europa, di là incerte prospettive balcaniche. «Le elezioni — spiega l’ambasciatore in Albania dell’Unione Europea, Ettore Sequi — sono un test cruciale per le prospettive di integrazione europea dell’Albania. A ottobre faremo un nuovo rapporto al Consiglio Europeo nel quale raccomanderemo se e a che condizioni concedere all’Albania lo status di paese candidato. Ed è evidente che il buon esito delle elezioni avrà un ruolo importante».

SARA’ un esame di maturità democratica. Senza brogli, l’Albania potrà forse sperare in una promozione, altrimenti sarà ancora rinviata ad ottobre. I due partiti principali han fatto le cose alla grande, affidandosi a spin doctor stranieri. E per la prima volta nel dibattito politico si è parlato di programmi invece che fare mirabolanti promesse condite dalla demonizzazione dell’avversario.

ORA più che mai tra i fattori chiave ci saranno i giovani — l’Albania ha una età media di 31 anni — e gli emigrati, che nelle liste elettorali sono cinquecentomila su tre milioni e 200mila elettori. Decisivi in un panorama polarizzato tra il partito democratico di Berisha e Rinascimento albanese di Rama e che ha un meccanismo elettorale diviso in 12 circoscrizioni, 5 delle quali presentano un vero testa a testa. Qui pochi voti possono fare la differenza. Per questo nei grandi partiti è scattata la caccia all’emigrato, ai quali si offre viaggio gratis per votare.

«CHE SIANO elezioni importanti— conferma il doganiere del valico greco-albanese di Kakavia — lo dice il traffico. Solo sabato sono entrati 45 autobus di emigrati raccolti dal partito socialista e 12 da quello democratico». Un flusso continuo anche dagli altri posti di frontiera, e dai traghetti per l’Italia. I sondaggi condotti dall’istituto Piepoli e da Ipr Marketing per due tv albanesi danno un vantaggio per la coalizione socialista — che comprende anche dell’altro partito socialista, Lsi, sinora schierato con Berisha — tra i 7 e gli 8 punti e mezzo. «I socialisti sono chiaramente in vantaggio — conferma Anila Basha, direttore del sito di news Shquiptarja.com — sia per la voglia di cambiamento sia per gli scandali che hanno coinvolto il governo Berisha, ma la differenza tra gli schieramenti potrebbe essere più bassa».

E non è detto che basterà avere più voti per vincere. Del resto nel 2009 ad avere più voti a livello nazionale furono i socialisti ma a guadagnare più seggi fu Berisha. Su tutto incombe lo spettro dei brogli, per contenere i quali sono schierati ottomila osservatori di varie organizzazioni, dall’Osce al Consiglio d’Europa. «Un timore reale — dice Luigi Nidito, pratese, vicepresidente della Camera di Commercio italo-albanese — perché per entrambi i contendenti questa è la partita della vita. La speranza è che la prospettiva dell’Europa faccia da moderatore». Momento chiave sarà non tanto il voto quanto il conteggio delle schede. Lì può succedere di tutto.  «La tecnica — spiega uno degli osservatori, che chiede l’anonimato — è quella di tenere aperto lo scrutinio in qualche seggio in modo di aver tempo di aggiustare i dati nelle circoscrizioni giuste».Un po’ come accadde nel 2009, quando Edi Rama era in testa la gara per sindaco di Tirana ma un pacco di voti miracolosamente recuperato diede poi la vittoria all’uomo di Berisha per 95 voti.

STAVOLTA a complicare le cose per Berisha ci sono due partiti che pescano nel suo elettorato. Una è “Nuovo spirito democratico“, la formazione di centrodestra che in Albania chiamano «il partito del presidente», riferendosi al presidente della Repubblica Bamir Topi. E c’è l’Alba Dorata albanese: l’Alleanza Rossonera. Gli attuali sondaggi lo danno al 2,5% ma a dicembre era attorno al 15%.

PER L’ITALIA, che è il primo partner commerciale (35%) e ha circa 400 operatori economici concentrati nel settore delle calzature e dell’abbigliamento, c’è da sperare in elezioni regolari e in un vincitore chiaro, giacché “grandi coalizioni” sono culturalmente improponibili a Tirana. Ma in un Paese il cui indice di corruzione è precipitato — dati Transparency international— al 113° posto su 176 la tentazione di scorciatoie resta alta. E una vittoria di una incollatura che sconfini in ingovernabilità è una possibilità da non escludere.

albania balcani europa tirana