Alessandro Farruggia
ROMA, 31 LUGLIO 2018 _ Fa caldo, dannatamente caldo su buona parte d’Europa. Si dirà, è estate. Certo, ma non è una estate come le altre. Specialmente nel Nord Europa, l’ondata di caldo ha caratteristiche di eccezionalità. I devastanti incendi e la siccità di questi giorni ce lo ricordano non meno dei dati sulle temperature. E questo riccende la domanda di sempre: l’aumento delle ondate di calore è colpa dei cambiamenti climatici? I climatologi sono stati sinora molto prudenti nell’attribuire un singolo evento al cambianto climatico, pur sottolineando che eventi di questo tipo sono “consistenti” con il cambiamento climatico. Sono cioè quello che ci si aspetta che accada a causa del cambiamento climatico causato _ in primis consumando grandi quantità di combustibili fossili _ dall’azione dell’uomo, pur mancando una attribuzione certa al cambiamento climatico della singola andata di calore. Ma lentamente, progressivamente, alcuni climatologi mostrano più coraggio.
Nei giorni scorsi un studio dell’Environmental change institute dell’Università di Oxford guidato da Friederike Otto, dal Royal Netherlands Metereological Institute guidato da Geert Jan Van Oldenborgh e dal Climate Center di Croce Rossa/Mezzaluna Rossa ha mostrato che l’ondata di calore che ha investito l’Europa settentrionale questa estate mostra i segni del cambiamento climatico in atto. “La probabilità che una simile ondata di calore si verifichi _ scrivono i ricercatori _ è aumentata di almeno due volte a causa del cambiamento climatico causato dall’uomo” e aggiungono che “a causa dell’aumento delle temperature globali la probabilità che simili ondate di calore si ripetano in futuro è meno eccezionale”. Questa è una ulteriore conferma di un trend che emerge con sempre maggiore evidenza.
Secondo una ricerca condotta da Nature (che potete trovare QUI) e che si basa su un precedente lavoro di Carbon Brief, dal 2004 alla metà del 2018, gli scienziati hanno pubblicato più di 170 rapporti su 190 eventi meteorologici estremi in tutto il mondo e i risultati suggeriscono che circa una larga percentuale degli eventi meteorologici estremi studiati sono stati resi più probabili, o più gravi, dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Le temperature estreme hanno rappresentato oltre il 43% di questo tipo di eventi, seguite da siccità (18%) e da piogge o inondazioni estreme (17%). Nel 2017, per la prima volta, tre studi pubblicati in un numero speciale del Bullettin af the American Meterological Society hanno affermato che gli eventi estremi non si sarebbero verificati senza il cambiamento climatico: le ondate di calore in Asia nel 2016, il calore record globale nello stesso anno e il riscaldamento marino nel Golfo dell’Alaska e nel Mare di Bering nel periodo 2014-2016. Tuttavia, nel 29% dei casi analizzati da Nature, le prove disponibili non hanno mostrato una chiara influenza umana o sono risultate troppo poco concludenti per consentire agli scienziati di formulare un giudizio.
La ricerca climatologica farà il suo corso, che richiede anni di seri studi e fatica, ma la politica dovrebbe usare il principio di precauzione. Trasformando le (vaghe) promesse dell’accordo di Parigi sul clima in solidi fatti che portino a un sostanzioso taglio delle emissioni di gas sera. Altrimenti quello che vediamo in questi giorni sarà sempre più frequente. E non potremo certo dire che nessuno ci aveva avvertiti.
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